Parliamo di VAWG. La violenza virtuale come forma di violenza di genere

In particolare Revenge Porn Pornografia non consensuale– Non Consensual Pornography (NCP).

Interessante approfondimento a cura della presidentessa Avv.ta Tiziana Cecere

La rapida e ampissima dif­fusione dell’uso dei social media, unitamente all’attuale tzunami di violenza nei confronti delle donne e delle ragazze ha fatto proliferare “la VAWG”: la violenza virtuale contro le donne e le ragazze che ha assunto a livello globale dimensioni mastodontiche producendo ripercussioni sia nei confronti delle vittime che nel substrato economico e sociale.

E’ stato rilevato, su scala mondiale, che una donna su dieci abbia già subito una forma di violenza virtuale, sin dall’età di 15 anni, nello spazio pubblico digitale che senza un utilizzo consapevole può divenire  “un luogo pericoloso” .

L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) ha condotto una ricerca documentale tesa ad individuare e ad analizzare gli studi esistenti sulle diverse forme di VAWG virtuale nonché a valutare la disponibilità di dati derivanti da indagini sul fenomeno.

Purtroppo, si tarda ancora a concettualizzare e a disciplinare in modo efficace e uniforme nell’Unione Europea (UE) la violenza virtuale contro le donne e le ragazze tanto che anche la ricerca condotta a livello nazionale negli Stati membri dell’UE è limitata. I dati della VAWG nell’UE sono scarsi e, di conseguenza, si sa molto poco sulla reale percentuale di vittime di violenza virtuale contro le donne e le ragazze e sulla portata dei danni poichè nella maggior parte degli Stati membri le forme di VAWG virtuale non sono considerate reato. I dati della polizia e della giustizia penale sul fenomeno sono irrisori e pur se negli Stati membri in cui le forme di VAWG virtuale costituiscono un reato, i dati raccolti mancano di organizzazione per sesso della vittima e autore del reato e del rapporto fra loro.

E’ interessante riportare i dati di un’indagine che ha coinvolto più di 9 000 utenti di Internet, di nazionalità tedesca, di età compresa tra 10 e 50 anni, da cui e’ emerso che le donne erano notevolmente più suscettibili e pativano situazioni piu’ traumatiche rispetto agli uomini nell’ essere vittime di molestie sessuali online e di comportamenti persecutori perpetrati attraverso mezzi informatici (cyber­stalking).

Questo risultato è corroborato da un’indagine del 2014 condotta dal Pew Research Center negli Stati Uniti (le donne -in particolare le giovani della fascia di età di 18-24 anni) subiscono in misura sproporzionata diversi tipi di molestie virtuali, in particolare cyberstalking e molestie sessuali online.

Gli esperti del team di Fermiconlemani, da diversi anni, con numerosi eventi informativi e formativi nelle scuole, e in diretta sulla pagina Facebook, e su spreaker podcast studio, mettono in guardia i giovani sui rischi di con­cettualizzazione della VAWG virtuale come fenomeno com­pletamente separato dalla violenza «del mondo reale», perche’ in realtà rappresenta più propriamente un continuum rispetto alla violenza off line.

Ad esempio, il cyberstalking perpetrato da un partner o un ex partner segue gli stessi modelli dello stalking off line ed è quindi una violenza perpetrata da un offender, facilitata dalla tecnologia, quale preludio spesso ad azioni criminali violente di persona.

Tale “continuita’ “ e’ stata confermata da uno studio britannico sul cyberstalking da cui e’ emerso che oltre la metà (54 %) dei casi di violenza on line era correlata a un primo incontro in una situazione reale.

Inoltre, i dati dell’indagine della FRA del 2014 mostrano che il 77 % delle donne che hanno subito molestie online hanno subito almeno una forma di violenza sessuale e/o fisica da un partner intimo, e 7 donne su 10 (70 %) che hanno subito cyberstalking  sono anche state vittima di almeno una forma di violenza fisica e/o sessuale perpetrata da un offender conosciuto o ex partner.

Le forme di violenza virtuale contro le donne e le ragazze sono numerose ed e’ importante parlarne per conoscerle e poter mettere in atto tutte le azioni necessarie per prevenirle e per tutelare i propri diritti nel caso si assuma spiacevolmente la veste di vittime.

Il cyberstalking, pornografia non consensuale (o «pornografia della vendetta» o “revenge porn”), offese e molestie basate sul genere, stigmatizzazione a sfondo sessuale, pornografia indesiderata, estorsione sessuale, stupro e minacce di morte, ricerca e pubblicazione online di informazioni personali e private (doxing), e traffico di esseri umani perpetrato per via elettronica.

Non devono essere sottovalutate le varie forme di manifestazione e conseguenze della violenza nel cyberspazio, rispetto a quella off line, fra cui violenza sessuale, psicologica e violenza eco­nomica, in cui l’attuale o futura occupazione lavorativa della vittima è compromessa da informazioni pubblicate online.

Ci soffermiamo su una forma di violenza che finalmente in Italia dal 2019 e’ stata tipizzata in un reato: Revenge Porn Pornografia non consensuale – Non Consensual Pornography (NCP).

Tale forma di  VAWG e’ conosciuta con il termine di revenge porn o sfruttamento online o «por­nografia della vendetta», la pornografia non consensuale comporta la distribuzione online di fotografie o di video di sesso senza il consenso della persona ripresa.

La dinamica del revenge porn e’ piu’ diffuso di quanto possiamo immaginare.

Nel 2017, un’analisi del C.C.R.I. (Cyber Civil Rights Initiative) ha documentato che tra gli utenti di social media statunitensi uno su otto è stato vittima di revenge porn, prendendo in esame 3.044 individui.

L’8% è risultato vittima della pubblicazione non consensuale di materiali pornografici, denominata in breve “NCP”. E circa il 5,2% dei partecipanti ha ammesso di aver perpetrato la NCP. Inoltre, dallo studio è emerso che le donne hanno 1,7 volte più probabilità di essere vittime di NCP rispetto agli uomini.

Nel 2016, uno studio del “Data & Society Research Institute” ha rilevato che circa 10 milioni di americani sono stati vittime di NCP o sono stati minacciati di tale reato.

L’esecutore è spesso un ex partner che ottiene le immagini o i video nel corso di una precedente relazione, e mira a infamare e umiliare pubblicamente la vittima quale vendetta e ritorsione per la fine della relazione.

Comunque sia, gli offenders possono anche non essere partner o ex partner ma la motivazione alla base dei comportamenti criminali di questo reato e’ sempre la vendetta.

In alcuni casi, la persona offesa (uomo o donna) è vittima di violenza sessuale, spesso facilitata dalla droga da stupro che provoca, tra l’altro, ridotto senso del dolore, coinvolgimento nel disvoluto atto sessuale, effetti dissociativi e amnesia. Queste azioni criminali, ci duole riferirlo, sono diffuse anche tra i minori come la diffusa pratica del sexting, ovvero dell’invio di immagini intime come pratica di coppia: sovente tali immagini vengono diffuse a soggetti esterni alla coppia (il c.d. sexting secondario) andando a determinare situazioni dannose alle vittime analoghe a quelle prodotte dal revenge porn.

Le immagini possono essere ottenute anche memorizzando e utilizzando le foto dai profili dei social media o dal cellulare della vittima, e possono mirare a infliggere un danno nella vita «del mondo reale» delle persone offese (ad esempio facendoli licenziare dal lavoro).

Negli ultimi anni sono stati pubblicizzati diversi casi di donne vittime di vendetta pornografica non solo negli Stati membri dell’UE e negli Stati Uniti d’America, ma anche in Italia, le cui conseguenze sono state il suicidio delle vittime.

Infatti, solo in seguito al suicidio di Tiziana Cantone, nel nostro Paese, fu presentato un disegno di legge che mirava a introdurre l’art. 612-ter nel codice penale , “concernente il reato di diffusione di immagini e video sessualmente espliciti”.

Assistiamo ad un aumento di siti Internet dedicati alla condivisione della pornografia della vendetta, tramite cui gli utenti possono pubblicare immagini e informazioni personali quali indirizzo, datore di lavoro e collegamenti ai profili online della vittima.

L’utilizzo incontrollato dei social media ha prodotto anche un’orribile tendenza, quella della trasmissione dal vivo di atti di aggressione sessuale e stupro attraverso i social media tanto e’ vero che, nel 2017, purtroppo vi sono già stati due casi di grande risonanza pubblica, uno in Svezia e l’altro negli Stati Uniti d’America, di vittime il cui stupro è stato trasmesso in diretta online usando la funzione di Facebook.

Emerge la necessita’ di campagne di sensibilizzazione assidue e coinvolgenti per rendere le donne e le ragazze sempre piu’ consapevoli dei rischi del cyberspazio, informandole sui loro diritti e su tutti i servizi disponibili per contrastare o superare un coinvolgimento in VAWG.

In pochissimi paesi nel mondo quali Italia, Australia, Canada, Filippine, Giappone, Israele, Malta, Regno Uniti e alcuni stati degli U.S.A. esiste attualmente una legislazione specifica.

In Italia sono stati fatti dei grandi passi introducendo la fattispecie del revenge porn, l’articolo 612 ter del codice penale rubricato “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti” con l’entrata in vigore del “codice rosso” il 9.8.2019, ma certamente c’e’ molta strada da percorrere in merito alla prevenzione tra le più giovani.A livello europeo sarebbe determinante migliorare i dati disaggregati sulla diffusione e sui danni della violenza virtuale contro le donne e le ragazze, per poter sviluppare indicatori e per misurare l’efficacia degli interventi cosi’ da mettere in atto azioni condivise negli Stati Membri contro le numerose forme di criminalità virtuale basate sul genere in particolare l’adescamento o «reclutamento» online di donne e ragazze in situazioni dannose come il traffico di esseri umani.

“Il modo più sicuro per evitare che foto intime siano diffuse online è non scattarle”

IL REVENGE PORN E’ UN REATO

Avv. Tiziana Cecere

Criminologa

Coach e Conselour Bioetica

Master in PNL Bioetica

Esperta in Crimini Violenti, Violenza on line e off line, Dinamiche Settarie, Satanismo

Ideatrice del Metodo “Rinascere Danzando” e del Progetto “Cassetta Help”

Consulente di parte per:

supporto in indagini difensive, ricostruzione criminodinamica degli eventi, preparazione interrogatori,

analisi della testimonianza, ricostruzione del fatto criminoso.

Presidente dell’A.P.S.-E.T.S. Fermiconlemani

Violenze su anziani in una RSA di Manfredonia: l’essere umano è davvero capace di tali nefandezze?

Ce ne parla il Dott. Marco Magliozzi

Psicologo-psicoterapeuta, esperto in criminologia, PNL e EMDR

Socio fondatore di “Fermiconlemani”

Qualche giorno fa, in una RSA di Manfredonia in provincia di Foggia, quattro operatori socio-sanitari sono stati arrestati dalla Polizia con l’accusa di aver agito violenze fisiche e sessuali ai danni di alcuni anziani ospiti della struttura.

Ogniqualvolta leggiamo tali notizie, che vedono coinvolte persone innocenti e indifese, il nostro animo sobbalza e ci chiediamo come possano accadere tali tragedie.

Uno degli obiettivi dell’Associazione “Fermiconlemani” è quello di sensibilizzare i cittadini tutti sul tema della violenza, in ogni sua forma.

Questo articolo, nello specifico, non si pone come scopo quello di condannare o moralizzare sugli eventi accaduti (altri esperti si occuperanno, nel rispetto dei loro ruoli, di ottemperare a ciò), ma di fare un’analisi, il più possibile professionale e oggettiva, di tali dinamiche, così da offrire al lettore una visione dei fatti scientifica e scevra da condizionamenti.

Partiamo da una “semplice domanda”: l’essere umano è una creatura violenta per natura?

Antropologia, medicina, filosofia, psicologia, genetica, le scienze tutte, da secoli si domandano se l’essere umano possa racchiudere in sé istinti di violenza e aggressività.

Ahimè, la risposta è ormai certa: appartenendo alla classe animalia dei mammiferi prima che al genere homo sapiens, l’essere umano è capace, per sua natura, di agire violenza, di essere aggressivo, anche contro i propri simili e anche senza un “apparente” motivo. Considerando i numerosissimi casi di cronaca nera accaduti negli anni, non c’è più da meravigliarsi quando leggiamo o ascoltiamo notizie di tal genere.

Il meccanismo della sublimazione

L’essere umano, come detto, ha il naturale bisogno di esternare i propri istinti violenti e aggressivi. Grazie alla sua evoluzione, ha però imparato a gestirli e manifestarli in una maniera socialmente accettata, innocua e condivisa. Tale dinamica prende appunto il nome di sublimazione.

Alcuni esempi possono essere: l’attività sportiva, l’arte, l’impegno sociale o politico, la motivazione professionale e così via.

Talvolta, purtroppo, a causa delle eccessive frustrazioni e di alcune fragilità dell’Io, tali impulsi prendono il sopravvento e la persona non riesce a indirizzarli verso un qualcosa di opportuno.

Ecco che, ahimè, si manifestano violenze verso altre persone, molte volte del tutto innocenti e inconsapevoli di quello che sta accadendo.

La violenza è, molto spesso, conseguenza di un’infelicità interiore

Una persona equilibrata, mentalmente sana e appagata, gode del pieno funzionamento delle sue facoltà cognitive e dei propri meccanismi inconsci di difesa. È in grado, dunque, di gestire al meglio gli istinti primordiali (di cui sopra) e agire a favore del proprio bene e del bene comune.

La violenza agita (verbalmente o psicologicamente) è spesso conseguenza di un malessere interiore e di crepe strutturali nell’Io. Tali fragilità sono frutto di traumi, dell’educazione ricevuta, della cultura di appartenenza e del modo in cui l’individuo ha strutturato le proprie reazioni di difesa.

Violenze contro anziani: l’arma più grande è la prevenzione

Qualsiasi spiegazione psicologica non servirà mai per giustificare tali comportamenti violenti, nei confronti di persone innocenti e indifese. È giusto che gli autori di questi reati vengano sottoposti a processo e, se colpevoli, condannati secondo le leggi vigenti.

È giusto però permettere ai lettori di comprendere cosa spinga, inconsciamente, alcune persone a compiere tali atti deprecabili.

Gli operatori socio-sanitari, che si sono macchiati di queste violenze, molto probabilmente non godevano di una lucidità mentale, di un equilibrio sano tra conscio e istinti inconsci, di un sereno appagamento psico-emotivo (e sessuale), qualità indispensabili per poter essere a contatto con persone bisognose di cure e attenzione, come un anziano.

Il nostro monito, come Associazione, è quello di prevenire ogni genere di violenza e richiamare all’attenzione dei più questi accadimenti, con lo scopo di sensibilizzare e far sì che, per il futuro, ciò non debba più verificarsi.

Come? Assicurandosi della qualità, della formazione e dell’equilibrio psico-emotivo degli operatori socio-sanitari.

Bisogna dunque evitare, il più possibile, che questi operatori finiscano sotto stress, in burn-out o che vengano assegnati ruoli che richiedono empatia, amore per il prossimo e dedizione a persone non in grado di ottemperare tali qualità e magari a rischio crollo emotivo.

È necessario che gli operatori vengano valutati non solo da un punto di vista curriculare ma anche psicologico, che seguano degli specifici corsi di formazione e che vengano supportati psicologicamente da esperti esterni, così da monitorare costantemente il loro benessere.

Solo con la prevenzione è possibile far diminuire i casi di violenza.

Assassinio di Alika. Siamo tutti colpevoli del più grave dei delitti: l’indifferenza.

Riflessione del nostro socio Prof. Pierfrancesco Impedovo

Il brutale assassinio dell’ambulante nigeriano a Civitanova Marche non ha giustificazioni e ci impone, ancora una volta, riflessioni attente su di noi e la società in cui viviamo.

Spetta naturalmente agli inquirenti ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto. Sappiamo solo che Alika Ogorchukwu, 39 anni, venditore ambulante, è stato ferocemente aggredito e ucciso da Filippo Ferlazzo, 32 anni, salernitano d’origine, di passeggio con la sua compagna. Fermato e arrestato poco dopo delle forze dell’ordine, Ferlazzo avrebbe dichiarato che il motivo dell’aggressione sarebbero stati alcuni apprezzamenti fatti dalla vittima alla sua donna.

A noi interessa il dato sociologico sconcertante che emerge da questo episodio: nessuno dei numerosi presenti sulla scena è intervenuto per impedire che Filippo Ferlazzo uccidesse Alika Ogorchukwu. Nessuno!

La reazione istintuale è stata piuttosto impugnare lo smartphone e riprendere la scena. L’obbiettivo dello smartphone ha dunque “smaterializzato” la realtà, inserendo una sorta di filtro tra spettatori e protagonisti di quella violenza senza senso.

Viene da pensare, nella più ottimista delle ipotesi, che non abbiano saputo valutare in maniera lucida quelle che potevano essere le conseguenze di un’aggressione che, magari, sarebbe rimasta uno “spettacolino” immortalato in uno di quei tanti video “fai da te” che stanno ormai diventando una sorta di realtà parallela che non prevede conseguenze. Solo immagini.

Questa tragedia ci restituisce l’esatta misura di quello che stiamo diventando: una società non più civile, ma di monadi, nella quale un uomo in pericolo è lasciato a sé stesso e al suo destino perché abbiamo perso la capacità di sentirci noi stessi quell’uomo, e quindi di agire di conseguenza per proteggerlo. Ma anche una società dello spettacolo, per citare il titolo di un testo del 1967 del filosofo Guy Debord, evidentemente profetico.

  • Una società nella quale la morte di un uomo non ci riguarda nemmeno se avviene sotto i nostri occhi, perché la prima reazione che mettiamo in atto è prenderne le distanze filmandola come se fosse un macabro show, in una sorta di meccanismo di alienazione “protettiva”. La perdita della tensione morale ad aiutare chi è in difficoltà, ci ha privati del nostro status di “umani”.

Qui non c’entrano il razzismo e la politica invocati dalla solita retorica mediatica. Ma c’entra invece molto il compimento di un atavico percorso di alienazione sociale al quale hanno senza dubbio contribuito anche i media, in un’orgia di immagini che raffigurano la violenza in ogni sua forma e il cui drammatico effetto è di neutralizzare ogni sentimento di umanità, conducendo ad una barbarie nuova e spaventosa: l’indifferenza. E questo vale per l’omicida, tanto quanto per coloro che non hanno ritenuto di doverlo fermare.

Continuamente esposti alla violenza e alla sua rappresentazione, stiamo finendo per abituarci a considerarla un fatto normale, un fenomeno che come un altro può accadere.

In una società dove tutto deve apparire per esistere, spettacolarizzare la violenza equivale a banalizzarla, così come trattare femminicidi, stupri e omicidi nel grande circo mediatico dei salotti tv del pomeriggio, inseriti a caso tra foto di VIP in vacanza e consigli per gli acquisti, equivale a fare della violenza un prodotto come un altro, che si vende e fa vendere.

La violenza rappresentata in modo spettacolare, sgargiante, quasi accattivante, sta finendo per compromettere la capacità di mantenere saldo il senso di realtà: non vi è infatti alcun dubbio che i presenti avrebbero potuto bloccare Filippo Ferlazzo, anche solo per la loro superiorità numerica, impedendo così la morte di un uomo.

Ma questo non è avvenuto, e dobbiamo chiederci quanto una percezione alterata della realtà, dovuta anche ad una narrazione ormai miserabile nei valori, abbia contribuito a far sì che nessuno abbia avuto l’istinto di impedire che un uomo morisse, per futilissimi motivi, in una via dello shopping davanti a decine di “spettatori”.

L’indifferenza continua ad essere il più frequente e macabro degli spettacoli di questo agglomerato umano che ci si ostina ancora a chiamare “società”, sempre più social e sempre meno sociale.

SCOPRI DI COSA HANNO PARLATO I NOSTRI ESPERTI DURANTE LA DIRETTA DELL’8.6.2022

L’AMORE LIQUIDO :IL CONSUMISMO RELAZIONALE

É noto ai più che negli ultimi vent’anni, l’ambiente sociale si trova in uno stato liquido che lo separa nettamente dal suo precedente stadio solido, come Bauman ha cominciato a teorizzare già dal 2002.

La società solida è quella che resta tale per regole, usi e soprattutto imposizioni, quella liquida invece non conserva una sua forma, cambia nel breve termine ed in modo sostanziale.

Un tempo la società era costituita da persone prive della possibilità di poter cambiare il proprio status, perché ciò non era previsto dal ceto di appartenenza e sopratutto dalle concezioni sociali.

Oggi invece la parte giovane della società appare appunto liquida, un melting pot di individui diversi provenienti talvolta anche da diverse culture.

Ciò comporta una nuova modalità di interazione fra le persone: non esistono confini, si esce dagli schemi prestabiliti e dagli stereotipi costruiti dalle generazioni precedenti e lo scenario appare molto più complesso rispetto a prima, sopratutto per quanto riguarda lo spazio formativo, dato che ci si ritrova a confrontarsi con una moltitudine di modelli a volte contrastanti tra loro.

Il problema è che costruire una propria identià “solida” in una società “liquida”, risulta essere molto più complicato per l’assenza di schemi di riferimento.

Non è un caso che Bauman affermi che “L’incertezza nelle azioni caratterizza l’uomo post-moderno e sopratutto il suo modo di agire di fronte a situazioni di rischio e pericolo. Proprio per questo spesso l’incertezza si protrae oltre la fase adolescenziale invadendo l’età adulta”.

  • Ciò perché I giovani vivono una sfida aperta e quotidiana con il mondo.
  • Fluttuano in un ambiente immerso nella competizione e nell’esigenza di essere notati, di possedere gli oggetti giusti che determinino il loro status, più di quanto si facesse in passato allorquando la classe sociale era predeterminata dalla famiglia di appartenenza.

E in questa sorta di magma globalizzato, i giovanissimi sono attratti da qualsiasi realtà che permetta loro di accorciare non soltanto le distanze spaziali, ma anche quelle relazionali in modo particolare quelle relative alla selezione di partner sessuali.

Basti pensare alle chat che hanno il potere di accorciare i tempi e permettono di arrivare velocemente all’obiettivo desiderato.

Dunque la prima conclusione è che la modernità liquida ha modificato il nostro modo di percepire il tempo e lo spazio.

E se da un lato il web ci ha permesso di accorciare le distanze; dall’altro ha creato dei veri e propri cataloghi umani, con delle conseguenze a volte tragiche.

Siamo la società dei like, dei “sempre connessi”, quanti più like si riescono a ottenere, tanto più agli occhi della collettività virtuale si è considerati di successo e spesso partner appetibili.

Si è instillata la sindrome dell’illusione in vetrina, che consisterebbe nel fatto che sul web si abbia l’illusione, appunto, di essere persone uniche.

Bauman a questo proposito sostiene che il web è entrato nel nostro mondo con la promessa di creare un ambiente ideale, democratico, quando invece in realtà ci avrebbe aiutato ad arrivare all’odierna crisi della democrazia e all’aggravamento delle conflittualità e delle divisioni ideologiche.

Il web è stato accolto come chance per una seconda vita che noi abbiamo trasformato in un mondo di cyberbullismo

diffamazione.

Ha illuso gli individui di poter raggiungere facilmente la notorietà, nonostante le probabilità di raggiungerla siano pari a quelle di una vincita di un jackpot.

La verità è un’altra…

Viviamo in un mondo mordi e fuggi, dove ogni evento della nostra vita è di breve durata, dai nostri accessori al nostro posto di lavoro e perfino l’amore e ai sentimenti.

E per i figli di questa società sembra difficile riuscire a conciliare la velocità e la fugacità dei nostri ritmi alla costruzione di un’affettività duratura.

Infatti i nativi liquidi si sono trasformati in professionisti della flessibilità sessuale, individui liberi di andare non avendo vincoli di intimità emotiva.

Bauman è categorico nell’affermare che l’essere umano è nato poligamo e ci si dovrebbe interrogare se l’amore liquido possa essere considerato un ritorno alle origini della sessualità umana.

Vorrei condividere con tutti voi alcune conclusioni sociologiche molto aderenti al dibattito di questa sera che provengono da un saggio assai poco conosciuto: “Nati liquidi” è l’opera sulla quale Bauman stava lavorando al momento della sua morte. Non un libro come gli altri, ma un dialogo con Thomas Leoncini che ha esattamente sessant’anni meno di lui e che fa parte delle generazioni dei nati liquidi, appunto, che il sociologo ha teorizzato per primo e della quale si è occupato per tutta la vita.


Bauman e Leoncini, in queste pagine, dialogano sugli aspetti più caratterizzanti degli anni ai quali appartiene il giovane interlocutore.

E la cosa interessante è che, lungo il percorso si scopre che la modifica del corpo, i tatuaggi, la chirurgia estetica, la barba, le dinamiche dell’aggressività, il web, le trasformazioni amorose sono fenomeni attuali che affondano le proprie radici in un passato che non è poi così diverso e nemmeno così passato.

Il tatuaggio, ad esempio, è un indicatore di inalienabilità del diritto all’auto affermazione.

Il che ha a che fare, spiega Bauman, con il concetto di comunità e identità che non sono affatto la stessa cosa, anzi.

“La prima, la comunità, è coercitiva, in quanto determina preventivamente il claster sociale dell’individuo, l’altra si presume sia ‘liberamente scelta’.”

Ecco spiegato il fenomeno della moda, dei tatuaggi.

Fenomeno giudicato ancora anticonformista e non completamente accettato nella nostra società, ma che rimanda alle abitudini tribali dell’Africa dove è l’assenza dei tatuaggi a decretare l’esclusione del singolo dal resto del gruppo.

Un altro meccanismo di auto affermazione e di accettazione di sé, attenzionato nel libro, è la chirurgia estetica.

Migliorare il proprio aspetto significa semplicemente avvicinarlo il più possibile ai parametri della moda dominante.

A questo proposito Bauman osserva che La cultura contemporanea della società dei consumatori è governata dal precetto ‘se puoi farlo, devi farlo’.

L’economia consumista prospera grazie al magico stratagemma del convertire la possibilità in obbligo o, per dirla in termini economisti, l’offerta in domanda”.

Poi c’è un altro tema di confronto, forse il più interessante, riguarda le trasformazioni dell’aggressività con particolare attenzione al fenomeno del bullismo.

Ancora una volta il riferimento è a un tema antropologico molto antico, i riti di passaggio. Le tre fasi nelle quali essi si articolano, separazione, marginalità e aggregazione sono gli stessi attraverso i quali si possono leggere i fenomeni di bullismo visti dal punto di vista della vittima.

Se è vero che in chiave antropologica i riti di passaggio hanno una funzione imprescindibile che scandisce i passaggi della crescita biologica e sociale, è altrettanto vero che il bullismo non ha e non può avere questa funzione.

In questa logica, l’unica lettura possibile di un fenomeno come questo è “il ritorno della violenza nella risoluzione dei conflitti, a scapito del dialogo finalizzato alla reciproca comprensione e alla rinegoziazione del modus co-vivendi”.

Secondo Bauman il web ha un ruolo importante in tutto questo, ma non come causa, bensì come condizione agevolante. 

Infatti è pacifico che il bullismo e la violenza in genere, esistono da sempre e da sempre sono manifestazione di un disagio esistenziale per chi li pratica e di emarginazione per chi ne è vittima.

Ciò che preoccupa realmente il grande sociologo è la banalizzazione del male, operazione che porta con sé una progressiva insensibilità nei confronti del male stesso e di tutte le sue manifestazioni.

Fare il male non richiede più motivazioni, soprattutto in una società in cui il pluralismo sembra alleggerire la responsabilità individuale in nome di un agire collettivo.

Non manca un’ampia digressione sul grande tema della trasformazione profonda che la liquidità ha prodotto sulla sfera sessuale e amorosa.

Il web rappresenta il non luogo e il non tempo per eccellenza.

È la dimensione che ci permette di essere contemporaneamente ovunque e in connessione con chiunque.

La relazione si costruisce prima online e solo in un secondo momento e neanche sempre, si concretizza in un incontro offline.

Dice Bauman “WhatsApp, Telegram, Messenger hanno questa grande funzione: accorciano i nostri tempi, ci fanno arrivare con molta più rapidità al target desiderato, sono processi istantanei che sanciscono come mai prima d’ora la fine delle distanza spaziali, determinando come unica sottile barricata la staccionata temporale.”

I social, in questa chiave, costituiscono il vero grande inganno del nostro tempo.

La selezione delle amicizie e delle interazioni che facciamo sui social costituisce, se così si può dire, ‘la fabbrica del consenso’.

Interagiamo solo con chi ci apprezza e condivide le nostre idee, mentre eliminiamo chi non esalta la nostra individualità e non alimenta la nostra autostima.

La relazione sul web a ben guardare è tra singoli, tra individualità che coesistono con altre individualità.

I social, hanno spazzato via le categorie del pensiero democratico, per far posto ad un’organizzazione della nostra sfera personale basata su principi che ricordano piuttosto il totalitarismo.

Bauman scrive “Online, a differenza di quanto accade offline, sono io ad avere il controllo: io sono il padrone, io comando. Forse non ho la stoffa del direttore d’orchestra, ma decido io che musica si suona.”

Gli uomini del ventunesimo secolo appartengono dunque ‘a due mondi’ e, come mostra la maggior parte delle ricerche sociologiche, la scelta di internet non è tanto in base all’opportunità di accesso, quanto a quella di uscita.

Dove uscita significa la possibilità di creare la propria zona di confort che accoglie tutto ciò che ci fa sentire bene, mentre esclude tutto ciò che ci irrita, ci stressa o ci fa sentire a disagio.
Il web, quindi, come amplificatore della modernità liquida nella quale siamo immersi. Nel bene e nel male.

Concludo con l’ultima (purtroppo) grande lezione che Bauman, ci ha lasciato…

“Nella modernità liquida tutte è cambiato. Ognuno di noi, sul palcoscenico della contemporaneità, è consapevole dell’impotenza degli strumenti che possiede. Siamo attori del grande teatro del mondo, ma quando i riflettori sono tutti per noi, l’agnosia ideativa ci colpisce come un pugno.

Prof. Pierfrancesco Impedovo, giurista, criminologo, socio di Fermiconlemani

CENA SOCIALE 3 GIUGNO 2022

COSA DICONO DI FERMICONLEMANI I NOSTRI SOCI

C’è un un’atmosfera speciale fra noi, e ciò grazie ad un ingrediente magico che ci tiene uniti di cui la nostra Presidentessa è, nel contempo, portatrice sana e copiosa dispensatrice: l’entusiasmo.

  • Che bella parola “entusiasmo”, dal greco en – thèos: avere il Dio dentro; quel “daimon”, voce dell’anima che ci mette in contatto con i nostri valori essenziali e ci guida verso la piena realizzazione di noi stessi.
  • Ed è evidente che gentilezza, amore verso il prossimo e spirito di servizio è ciò che accomuna tutti noi.
  • Stare in un team come il nostro significa fare esperienza del “dono”, donare una parte di se al prossimo e alla comunità.

E la nostra inestimabile Presidentessa, come ogni grande leader, aiuta ciascuno di noi a farsi “dono”, valorizzando le migliori potenzialità ed energie di cui disponiamo. E’ ciò che ritorna a noi di questa osmosi, di questo flusso di energie positive, è un dono altrettanto grande: il “dono” di vivere questa avventura meravigliosa, umana e professionale che, sicuramente, ci cambierà per sempre.

Grazie alla nostra Presidentessa ma soprattutto cara amica Titty, e grazie a tutti NOI per essere ciò che siamo: una squadra meravigliosa, fatta di persone meravigliose che fa cose meravigliose.

Ad maiora semper!

Prof. Pierfrancesco Impedovo, giurista, criminologo, socio di Fermiconlemani

L’AMORE LIQUIDO

IL CONSUMISMO RELAZIONALE

Amiamo le cose e Usiamo le persone

Webinar 8 giugno ore 20:00 in diretta sulla pagina facebook di Fermiconlemani

Ai tempi moderni dell’accelerazione sociale e del “tanto e troppo”, dello sperpero, del “mordi e fuggi”, ci immergiamo nella dimensione dell’amore liquido sempre piu’ fluttuante collegato alla dinamica del consumismo relazionale mutuato dal consumismo dei beni di consumo.

Sempre piu’ spesso guardiamo le persone con un ottica utilitaristica.

  • Vi cito un pensiero di Zygmunt Bauman, “se l’uomo senza qualità è il perfetto ritratto dell’uomo moderno, l’uomo senza legami è l’individuo plasmato dalla «modernità liquida», termine con cui l’autore indica quel periodo che dagli anni ’60 che numerosi altri studiosi hanno identificato come “postmodernità, tarda modernità, capitalismo maturo, modernità riflessiva ecc.”  (Quattro lezioni su Amore liquido. Sulla fragilita’ dei legami affettivi.
  •  [Liquid Love. On the Frailty of Human Bonds, Cambridge-Oxford, 2003], trad. it., Bari-Roma, Laterza, 2003.)

Partiamo dal riferimento dell’eroe di questo libro di Bauman che nella Prefazione, lo incarna come «l’uomo senza legami» quale soggetto alla ricerca di una identità, senza che nessuna delle qualità acquisite abbia una garanzia di durata.

Il protagonista del saggio di Bauman è l’uomo della modernità liquida, cioè di quella fase dell’età contemporanea che si caratterizza per lo stato mutevole e instabile di ogni sua forma organizzativa 

Questa reazione dell’essere umano puo’ essere vista come un demone che sovente ci impedisce di vivere i rapporti in modo autentico, empatico e costruttivo.

Siamo disponibili a condividere il tempo con gli altri fin tanto che le cose vanno bene, ci soddisfano o ci servono e, in qualche modo, ci nutrono.

Noi di Fermiconlemani ci siamo chiesti se “bruciare le tappe” anche sessuali quale modus sempre piu’ diffuso di vivere le relazioni anche tra i giovanissimi possa nascondere fragilita’ e paure.

Se riflettiamo notiamo quanto gli esseri umani siano sempre piu’ attratti dalla spasmodica ricerca di oggetti all’ultima moda, pensando di raggiungere una sensazione di appagamento con l’acquisto dell’oggetto del desiderio, cestinando invece cio’ che gia’ si ha e che magari non funziona al posto di ripararlo.

Tali consuetudini si sono traslate nella sfera relazionale e affettiva portandoci ad essere pervasi dal desiderio di sostituire le persone facilmente come le cose, senza andare a fondo nelle conoscenze, senza cercare un unione di anima e di cuore, cosi’ per nutrirci di cio’ che ci appaga, usiamo la persona che incontriamo a volte anche solo sessualmente e poi passiamo con un fare chirurgico alla successiva senza preoccuparci dello stato emotivo della persona che stiamo surclassando!!!!

Questa dinamica di “consumismo” e’ messa in pratica non solo nelle relazioni amorose ma anche in quelle amicali e potrebbe farci perdere occasioni importanti di evoluzione personale o impedirci di coltivare rapporti con talune persone che ci potrebbero arricchire l’animo e il cuore.

IN CHE MODO POSSIAMO PREVENIRE QUESTI METODI RELAZIONALI CHE POSSONO DIVENTARE DISFUNZIONALI E TOSSICI PER I SOGGETTI COINVOLTI?

Il primo focus per gli operatori di Fermiconlemani sono le attivita’ di coinvolgimento dei piu’ giovani nella semina di VALORI POSITIVI, della cultura della gentilezza, del rispetto per la lealta’ e per le regole.

Sono determinanti per consolidare una crescita sana delle nuove generazioni per stimolare il benessere interiore i percorsi che, da diversi anni, il team di Fermiconlemani propone nelle scuole, orientati all’educazione affettiva, emotiva e sessuale, oltre che  in ogni ambito della societa’ civile ove sia possibile confrontarsi con i giovani adulti, ma anche con i piu’ piccoli, al fine di interagire con loro, soprattutto ascoltando le loro esperienze, facendo emergere le loro fragilita’ per poi conferire delle linee guida con il coaching e con la comunicazione empatica ed efficace per supportarli e rinforzarli nell’autostima e nel consolidamento della loro identita’.

Prevenire l’immaturita’ affettiva e le relazioni malsane che possono assumere dimensioni tossiche talvolta anche collegate alla love addiction e romantic love possono aiutarci a prevenire insidiosi meccanismi di “violenza invisibile” che con le nuove frontiere della manipolazione mentale divengono sempre piu’ frequenti con i fenomeni di ghosting, zombieing, orbiting, breadcrumbing, benching, submarining, stashing.

Tali relazioni possono annientare lo stato emotivo e destrutturare chi le patisce, fino a procurare in casi gravissimi l’autolesionismo o il suicidio, cosi’ come possono diventare incipit di violenza fisica e riscatto da parte di chi si sente umiliato e usato.

A cio’ si aggiunga che l’innovazione di intrattenere le relazioni on line apre nuovi scenari nella comunicazione che come per il consumismo relazione possono rappresentare un’ulteriore peggioramento che ci porta verso la depersonalizzazione, deresponsabilizzazione e il disimpegno che si prestano alla costruzione di piu’ storie parallele.

In fondo se ci pensiamo anche il sesso che nell’evoluzione sociale e culturale dagli anni 68 in poi assumeva una connotazione di liberta’ e di autodeterminazione oggi e’ diventato probabilmente nella facilita’ relazionale uno strumento di omologazione di massa.

Consumiamo i rapporti alla velocita’ della luce e in particolare, il periodo di restrizioni che abbiamo dovuto affrontare, a causa del Covid da l’impressione che siamo piu’ accellerati di prima quasi come volessimo  “divorare la vita”.

Tale spaccato ci fa pensare che viviamo in una sorta di ondata goliardia collettiva che ci fa sostituire “la quantità con la qualità” abbiamo probabilmente sostituito la passione con la compulsione, abbiamo sostituito la sacralita’ dell’intimita’ sessuale con la “prestazione”.

  • Parleremo di tali argomenti con il team di Fermiconlemani in collaborazione con l’Associazione Crescere Insieme di Casamassima, durante la conferenza on line sulla pagina facebook di Fermiconlemani dal titolo “L’AMORE LIQUIDO” forniremo linee guida, strumenti e progetti per facilitare l’empatia, la fiducia e l’equilibrio nelle relazioni tra le coppie e tra gli amici in una prospettiva di evoluzione e di crescita personale condivisa con gli spettatori nell’ottica di prevenzione della violenza psicologica e fisica.

“il valore di una persona risiede in cio’ che e’ capace di dare e non in cio’ che e’ capace di prendere” (Albert Einstein)

Criminologa

Esperta in

Crimini Violenti, Violenza on line e off line, Dinamiche Settarie, Satanismo

Coach e Conselour Bioetica

Ideatrice del Metodo “Rinascere Danzando” e del Progetto “Cassetta Help”

Consulente di parte per:

supporto in indagini difensive, ricostruzione criminodinamica degli eventi, preparazione interrogatori,

analisi della testimonianza, ricostruzione del fatto criminoso.

Presidente dell’A.P.S.-E.T.S. Fermiconlemani

BUONA FINE E BUON PRINCIPIO

AUGURI DA TUTTO IL TEAM DI FERMICONLEMANI PER IL 2022

  • Quest’anno per gli auguri ci siamo incontrati per trascorrere del tempo prezioso insieme presso il “Cortigiano” in Bari, per scambiarci un importante e delicato messaggio donandoci degli angeli messi a disposizione da “Artemisia Bomboniere”, in Bari, e dalla Sua Titolare Mariangela De Marinis che ringraziamo di cuore.

Le attivita’ interne tra i componenti del nostro team sono sempre tese a :

  • Rafforzare lo Spirito di Squadra
  • Motivare le Risorse Umane  
  • Valorizzare le performance dei nostri operatori

Per tali ragioni e’ fondamentale improntare tra i volontari rapporti collegati ai valori del rispetto, della condivisione, della gentilezza, del supporto, dell’ unione, dell’attenzione e dell’amicizia che consolidano il gruppo e creano un team sinergico.

Vi starete chiedendo cosa ha spinto i volontari di Fermiconlemani a costituirla e a dedicarle passione e amore in ogni attività messa in campo?

E’ stata la consapevolezza che il volontariato non è “lavoro” come comunemente lo intendiamo, ma è qualcosa di estremamente nobile che permette all’essere umano di regalare a degli sconosciuti le ciò che di più importante possediamo dopo la salute: il TEMPO  e l’AMORE.

Per portare avanti questa nostra mission al meglio, è necessario avere con sé una sana dose di umiltà, curiosità e onestà intellettuale, qualità che nel tempo potranno trasformarsi nel SAPER FARE – SAPERE – SAPER ESSERE – SAPER ASCOLTARE. Inoltre, bisogna essere sempre pronti al LIFELONG LEARNING, ovvero quella forma di apprendimento che non può mai avere fine a maggior ragione nell’ambito degli interventi sociali in quanto necessario per favorire il processo evolutivo e di cambiamento.

I volontari di Fermiconlemani si mettono a disposizione non solo con il proprio tempo, ma attivano in modo sano e maturo: empatia, capacità di ascolto, accoglienza, voler sviluppare la capacità di fare teambuilding, vedere l’ opportunità che ogni persona o situazione porta in sé, curare la comunicazione, cogliere in modo attivo i cambiamenti di stile tra generazioni.

Il nostro team è composto da molteplici figure professionali quali psicologi, assistenti sociali, avvocati, criminologi, life coach, pedagogisti, psicomotricisti, mediatori familiari, maestri di discipline artistiche e sportive ma anche da figure fondamentali nella lotta contro la violenza, che riportano le loro esperienze personali e lanciano messaggi veri ed emozionanti alla collettività quali vittime di violenza fisica e psicologica, come vittime di sette, satanismo, violenza sessuale, violenza nei confronti delle donne, violenza di genere.

Insieme siamo gli angeli custodi l’uno dell’altro. 

NUOVO VIDEOCLIP DI FERMICONLEMANI

AIUTATECI A DIVULGARLO

OGNI GIORNO E’ UN GIORNO SPECIALE PER DIVULGARE CULTURA NON VIOLENTA

La vera e unica forma di prevenzione della violenza on line e off line e’ la formazione, la sensibilizzazione, il sostegno e l’ascolto partendo dalla diffusione del pensiero positivo che la prevenzione non è solo un’illusione ma un vero e proprio strumento di azione.

Al fine di prevenire relazioni affettive e d’amore malsane, di dipendenza emotiva e patologiche tra gli adulti e tra i piu’ giovani nel gruppo di pari, che a lungo andare possono generare meccanismi pericolosi di violenza, di discriminazione, di oppressione e di crimini  per Fermiconlemani la circolarita’ di Legalita’, Valori, Regole, Gentilezza, Condivisione e Rispetto possono offrire una nuova direzione da intraprendere, un percorso sotto il controllo e la responsabilità non solo delle donne coinvolte, ma anche degli uomini, seguendo la logica che è sempre possibile essere fautori del mutamento culturale se tutti insieme collaboriamo al processo di cambiamento sociale.

Il tema della violenza e’ così delicato e doloroso che Fermiconlemani nel nuovo video clip ha voluto rappresentarlo senza nessuna immagine cruenta di violenza ma con scene simboliche di amore, arte, sostegno, accettazione, gentilezza, condivisione, inclusione ed empatia per mostrare allo spettatore le alternative sane ai gesti e alla comunicazione violenta.

L’obiettivo del nuovo videoclip e’ produrre “emozioni positive” per creare consapevolezza sui comportamenti e gli atteggiamenti violenti che connotano una “cultura della sopraffazione e della prevaricazione, promuovere una cultura della prevenzione, della non-violenza del rispetto e della gentilezza e invitare i giovani a riflettere sulla responsabilità personale, come attori e come spettatori, di fronte a situazioni di questo genere, collegandosi ai temi della giustizia, del rispetto e dell’inclusione.

  • Un ringraziamento speciale e’ rivolto alle persone sensibili e gentili che hanno partecipato, sostenuto e consentito la realizzazione di questo video dimostrando che il “NOI” ha un valore fondamentale nel contrasto ad ogni forma di violenza.

Il team di Fermiconlemani con il cuore ringrazia la sensibilita’ di Martina Ferrari e dei sui genitori Angela Papapicco ed Enrico Ferrari, di Diego e Filippo Giorgi e dei loro genitori Francesca Pilo’ e Andrea Giorgio Giorgi, della bravissima ballerina Simona Carofiglio, della dolce Simona Marvulli e dell’efficiente tecnico Beppe Magrone che si e’ occupato della realizzazione.

Tutto cio’ che desideri e’ dall’altra parte della paura cit. Fermiconlemani

Ecco il link per visionarlo https://youtu.be/4YE9B8atuOI ma lo troverete sul nostro canale you tube, sul sito e sui canali social.

Avvocato Tiziana I. Cecere

Presidente di Fermiconlemani

avvocato penalista, Criminologa

Esperta in Dinamiche Settarie, Satanismo e Crimini Violenti 

Interventi di progettualita’ sociale

Strumenti di rilevazione della menzogna

Master in PNL Bioetica

Coach e Counselor Bioetico

Il retaggio culturale che vede la donna quale “individuo sottoposto” al potere maschile non è una favola superata ma è ancora una realtà.

Sono Caterina Ranù e vivo  a Bari dal 1999.  Bari è la città dei miei studi universitari e della mia attuale professione forense. Nei miei anni di professione  ho sempre trattato con una certa sensibilità ogni tematica involgente la lesione di diritti soggettivi con particolare riferimento alla sfera dei diritti inviolabili della persona come singolo e nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità. In particolare, vicende di natura incidentale, hanno spostato il baricentro della mia attenzione verso ogni forma di violenza fisica e psicologica verso i soggetti più deboli. Dai minori alle donne, la mia attenzione  è progressivamente  evoluta in sensibilità e in esigenza di prestare a soggetti vulnerabili un aiuto concreto.

L’Associazione “Fermi Con le Mani” ha contribuito a sollecitare nella mia persona spunti di riflessione verso l’universo “donna” ,con particolare riferimento a  un sottile concetto di violenza, quella psicologica, potenzialmente idonea a trasmodare nel ricatto, nel boicottaggio e nella manipolazione .

  Mi piace a tal proposito ricordare che la Convenzione del Consiglio di Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne costituisce il testo di riferimento per la  definizione delle più variegate forme di violenza. Partendo dal presupposto che ogni forma di violenza, fisica e psicologica, integra reato, si può affermare che la lesione dei diritti fondamentali delle donne può avvenire tanto in ambito familiare quanto in generale nelle relazioni sociali sub specie di violenza privata (art.610 c.p.) o di stalking (art. 612 bis).

Mi preme tuttavia evidenziare che le più invisibili forme di coartazione psichica possono verificarsi anche  negli ambienti di lavoro

E’ questo è in parte anche il senso della cassetta “HELP” di Fermiconlemani che auspichiamo in futuro di installare in luoghi di lavoro quale segnale di sensibilizzazione verso realtà ancora esistenti nei più variegati contesti.

Una delle Cassette Help di cui sono onorata di essere la referente e’ stata installata presso l’Ordine degli Avvocati di Bari con il patrocinio dell’Ordine Avvocati di Bari, Il Comitato Pari Opportunita’ e l’Associazione Donne Giuriste Sezione di Bari.

 Il riferimento è a tutte le condotte messe in atto da chi vorrebbero congelare la realizzazione di chi  subisce atti di “sessismo “e  di  mobbing  da parte di  colleghi, di   datori di lavoro o a tutti coloro che vorrebbero utilizzare il  potere economico quale  strumento di blando ed invisibile ricatto.

“ Sei  bella ma incapace. ”.“ Non diventerai mai brava senza di me”.

Bisognerebbe avere il coraggio di captare immediatamente la carica di coartazione psichica racchiusa in queste frasi.

Il retaggio culturale che vede la donna quale “individuo sottoposto” al potere maschile non è una favola superata ma è ancora una realtà.

La vita professionale /lavorativa di molte donne è spesso appesa al filo sottile del ricatto “ sessuale”, ricatto blando, quasi impercettibile ma presente in taluni contesti malsani spesso  come” frase” non detta ma implicita.

La sofferenza morale, in questi  casi,  è doppia in quanto amplificata dalla paura di subire  boicottaggi e pregiudizi nel contesto lavorativo.

Il rischio che le scelte compiute siano frutto di paura e pressione è altissimo.

La vergogna è la prima sensazione che generalmente si prova.

Si tende a non vedere e a negare la realtà.

Ebbene, il mio personale obiettivo sarà quello di segnalare il male invisibile e di proporre soluzioni costruttive con l’indispensabile aiuto del competente team work della Associazione “Fermi con Le mani” di cui faccio parte, affinchè chi soffre possa trovare il coraggio di ribellarsi , di correre verso la libertà e verso contesti migliori.

Ringrazio il Presidente Avvocato Tiziana Cecere per la fiducia accordata e spero, nel mio piccolo, di essere utile anche perché aiutare chi soffre fa bene all’anima e ci  rende persone migliori.

Con orgoglio

La socia Caterina Ranù

Avvocata Caterina Ranu’

Civilista

Esperta in Diritto di famiglia

Socia di FERMICONLEMANI

Referente:

Progetti pari opportunita’ e discriminazioni sul luogo di lavoro,

Cassetta Help c/o Ordine degli Avvocati di Bari

E’ solo questione di tempo: la mia vita una favola

Il 21 luglio dalle 18:30 Fermiconlemani sara’ presente con il Presidente Avv. Tiziana Cecere presso lo spazio sociale per leggere lascito Garofalo , rete Bari Social Book, Comune di Bari, Assessorato al Welfare, ove si terrà la presentazione del libro

” E’ solo questione di tempo: la mia vita una favola ” scritto dalla Prof.ssa Paola Colarossi e ove ricordiamo e’ installata una delle nostre Cassette Help.

Sara’ un ottima occasione per parlare di madri, donne, famiglie, valori, rispetto, autostima, coraggio e prevenzione della violenza. 

E’ possibile prenotare ai riferimenti indicati in locandina.

Il team di Fermiconlemani ringrazia le referenti del  lascito Garofalo , rete Bari Social Book, Comune di Bari, Assessorato al Welfare e la Prof.ssa Colarossi per l’importante opportunita’.

Vi presentiamo la Prof.ssa Paola Colarossi:

“E’ nata a Trinitapoli nel 1962. Vive e lavora ad Andria.

Insegna matematica e scienze presso l’Istituto comprensivo Don Bosco-Manzoni.

Adora raccontare storie.”

<ERA TUTTO LA’.

IL DOLORE CHE CI PORTIAMO DENTRO HA RADICI PROFONDE E , A VOLTE, LONTANISSIME.

I NODI E LE QUESTIONI CHE NON SI SCIOLGONO RIMANGONO LI’, GENERAZIONE PER GENERAZIONE, E FERISCONO, UCCIDONO, CON UNA SOFFERENZA DEVASTANTE.

E TUTTE LE QUESTIONI, TUTTE LE NOSTRE SOFFERENZE, HANNO SEMPRE UN’UNICA RADICE: LA MANCANZA D’AMORE. >

CIT. Prof.ssa Paola Colarossi docente di matematica, Coach Bioetico.