Il 25 Novembre di FERMICONLEMANI

Si è conclusa con grande soddisfazione per il team di Fermiconlemani la tre giorni organizzata in occasione delle celebrazioni del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, improntata alla costante semina di valori positivi e prevenzione.

La maratona ha avuto inizio il 23 con l’evento “DALLE DONNE ALLE DONNE: BENESSERE ED EMPOWERMENT “.

Con grandissima affluenza e partecipazione attiva del pubblico, presso la biblioteca del comune di Putignano, l’Associazione Fermiconlemani A.P.E. -E.T.S. ha proposto la terza edizione dell’evento gratuito rivolto alla cittadinanza “Dalle Donne alle donne: BENESSERE ED EMPOWERMENT”, ideato dalla presidentessa Tiziana Cecere e realizzata in questa occasione con la collaborazione dell’Associazione putignanese -partner di Fermiconlemani- Collettivo Street Sociale Spp-Lit, in cui esperte negli ambiti della nutrizione,  del benessere, della psicologia e del coaching hanno coinvolto le gentili ospiti dando loro informazioni teoriche di supporto e fortificazione dell’autostima, dell’empowerment e della leadership femminile, animate da sessioni pratiche e interattive di consulenza di immagine, di personal shopping, di armocromia e make-up. 

L’idea progettuale della Presidentessa Tiziana Cecere è nata dal tema centrale di fornire strumenti utili alle donne per consolidare la sorellanza ed accrescere la consapevolezza del loro prezioso ruolo nella società civile.

Sono intervenute le Istituzioni locali, l’Avv.ta Luciana Laera, sindaca del Comune di Putignano, la Dott.ssa Tiziana Gigantesco, Giudice di Pace di Putignano e l’Ispettrice Sup. Dott.ssa Antonella Gallinotti del Commissariato P.S. di Putignano. Relatrici la Presidentessa di Fermiconlemani, Avv. Tiziana Cecere, la Dott.ssa Francesca Pilò, le Dott.sse Carmela Cosola e Florinda Marasciulo e Ottavia Ditroia.

L’evento è stato presentato e moderato dalla testimonial Alina Liccione, conduttrice tv e modella, impegnata da molti anni in numerose campagne di sensibilizzazione e di sostegno rivolte alle donne e per tali ragioni nominata socia onoraria di Fermiconlemani.

Una serata colma di colore e calore grazie anche all’esibizione del gruppo di flamenco Las Mariquitas, con le coreografie di Barbara Altini e all’artista putignanese Vanna Laera che ha esposto le creazioni del suo Atelier Soul Emotion.

L’indomani, 24 novembre, il focus si è spostato sui più piccoli.

Presso l’istituto scolastico comprensivo De Gasperi – Stefano da Putignano, sempre a Putignano, si è tenuto l’incontro “strategie di protezione per un equilibrato controllo del corpo e della mente” a cura del team di Fermiconlemani coadiuvato dal team Work della Federazione Italiana Krav Maga capeggiata dal Dott. Domenico Taddei, dalla Polizia di Stato e dall’Associazione Nazionale Carabinieri, per offrire ai ragazzi di seconda media un’esperienza multidisciplinare con attività pratiche finalizzate alla prevenzione e al contrasto della violenza in ogni sua manifestazione.

Il 25 novembre data clou delle celebrazioni, alle 9,30 presso il parco giochi del quartiere San Pietro Piturno in Putignano, vi è stata la toccante cerimonia di inaugurazione dell’istallazione permanente dal titolo: ”il posto di chi non c’è”, una panchina rossa in memoria delle donne vittime di femminicidio.

Una cerimonia corale che ha visto il team di Fermiconlemani, le istituzioni locali e i vertici del commissariato di P.S. locale, affiancati da una delegazione di studenti dell’istituto comprensivo De Gasperi – Stefano da Putignano intervenuti con la lettura di riflessioni e componimenti sul tema della violenza di genere, uniti un abbraccio intergenerazionale per dire no alla violenza in ogni sua manifestazione.

L’intenso interscambio con i giovanissimi, fil rouge degli eventi del 25, è poi proseguito con una tavola rotonda tenutasi presso l’auditorium dell’istituto comprensivo De Gasperi – Stefano da Putignano dove, ospiti della dirigente Dott.ssa Mariana Buttiglione, il team di Fermiconlemani con il supporto della Polizia di Stato, ha dialogato con i ragazzi di terza media sugli “strumenti di prevenzione della violenza online e offline”.

L’incontro, dal forte impatto comunicazionale, ha toccato il suo apice con l’ascolto della struggente testimonianza di una madre sopravvissuta a suo figlio ucciso dalla sua compagna proprio il 25 novembre di qualche anno fa.

Nel pomeriggio protagonista è stato il contesto forense con la conferenza tenutasi presso l’Ordine degli Avvocati di Bari dal titolo “dire e agire contro la violenza: l’importanza della rete fra istituzioni, cittadini ed associazioni”

nel corso della quale l’intervento della presidentessa di Fermiconlemani, Avv.ta Tiziana Cecere, è stato corroborato dalla testimonianza della sig.ra Antonella Valletta, socia onoraria di Fermiconlemani e autrice del libro “Ho smesso di tremare”.

L’attività divulgativa si è conclusa poi domenica 27 con la partecipazione della presidentessa, Tiziana Cecere, alla presentazione del libro giallo di Letizia Vicidomini “La ragazza ragno”, tenutasi a Bari presso “Autori di stile”.

Presidentessa di Fermiconlemani Avv.ta Tiziana Cecere: <<È paradossale pensare che in Italia tutt’oggi, per radice culturale e sociale, esista ancora disparità uomo donna in ogni ambito della vita, dalla famiglia al lavoro. Tale divario di genere si è ampliato durante la pandemia e ciò è confermato, sia dall’aumento dei crimini violenti nei confronti delle donne, che dal contingente abbandono del lavoro da parte di molte donne per dedicarsi alla famiglia. Tutti, uomini e donne, siamo alla ricerca di uno stato di benessere ed equilibrio nelle diverse aree della nostra vita, per soddisfare i bisogni emotivi e psicologici più profondi e perciò sarebbe utile che attività come quelle messe in campo da Fermiconlemani -in questa settimana così intensa- tese ad attenuare il condizionamento dei pensieri sociali, storici e dei retaggi culturali ancora pregnanti nel nostro tessuto sociale, trovassero più ampia e larga condivisione. È stato particolarmente emozionante essere con le persone e tra le persone, inorgogliti della rete territoriale e del supporto prezioso delle istituzioni amministrative, scolastiche e di pubblica sicurezza che ci consentono di essere efficaci in tutte le attività di prevenzione di cui ci occupiamo>>.

BENESSERE ED EMPOWERMENT

Il progetto itinerante ideato e realizzato dalla presidentessa Tiziana Cecere per FERMICONLEMANI attivo da tre anni…

23 novembre dalle ore 17,30, presso la biblioteca del comune di Putignano

Approda a Putignano grazie a FERMICONLEMANI e Collettivo Street Sociale SPP-LIT, il progetto itinerante “BENESSERE ED EMPOWERMENT, esperienza interattiva con le donne”, in cui

esperte negli ambiti della nutrizione, del benessere, della consulenza di immagine e del coaching coinvolgeranno le gentili ospiti con informazioni teoriche di supporto e fortificazione dell’autostima, dell’empowerment e della leadership femminile e con attività pratiche, interattive e di simulazione negli ambiti della consulenza di immagine, del personal shopping, dell’armocromia e del make up.

Interverranno durante la manifestazione:

la Presidentessa di Fermiconlemani, Tiziana Cecere, coach e counselor bioetica,

la Dott.ssa Stefania Curci, psicologa, psicoterapeutica, make-up artist,

la Dott.ssa Francesca Pilò, psicologa, psicoterapeuta, trainer in pnl,

laDott.ssa Carmela Cosola, biologa nutrizionista,

la dott.ssa Florinda Marasciulo, biologa nutrizionista, specialista in patologia clinica,

Ottavia Ditroia, consulente d’immagine e personal shopper.

La testimonial dell’evento sarà la conduttrice tv e modella Alina Liccione che modererà il confronto e l’interazione.

La serata sarà allietata dalle esibizioni della cantante e performer Maria Grazia Trentadue,

del gruppo di flamenco Las Mariquitas, coreografie di Barbara Altini,

dell’artista Vanna Laera.

FERMICONLEMANI: una comunità gentile.

La nostra socia onoraria Paola Colarossi ci ha fatto dono di una toccante e profonda riflessione sul senso autentico della gentilezza nella giornata mondiale che la celebra.

Non amo molto queste commemorazioni ma il tema della gentilezza è uno dei più cari al mio cuore.

L’invito ad essere gentili, oggi, è stato declinato in ogni modo possibile ed a questa pacifica invasione dei social decido di partecipare anche io, in silenzio da un po’, per sottolineare un aspetto che reputo fondamentale, quello della gentilezza verso noi stessi .

Essere gentili con noi, a volte, è impresa ardua.

Stamattina parlavo con una cara amica – Faccio continuamente cazzate- mi ha detto parlandomi del suo attuale momento.

Frase all’apparenza banale. Capita, a volte, di essere distratti da preoccupazioni, di essere preda di vortici lavorativi, di subire gli effetti dei cambiamenti improvvisi, destabilizzandoci , perdendo il controllo sulla routine quotidiana.

Capita e in quei frangenti il giudizio su di noi cala come una mannaia sulle nostre teste.

Duro e implacabile.

Essere gentili con se stessi invece presuppone un moto di accoglienza di quel momento di defaiance, un atto di tenerezza verso noi stessi, un abbraccio simbolico dell’io fragile che si nasconde in ognuno di noi. In ognuno.

In quei momenti dovremmo coccolarci e trattarci con amore, avendo per noi quelle attenzioni che siamo disponibili a dispensare ad amici e persone care quando le vediamo in difficoltà.

La migliore arma per confortare un cuore ferito, un animo vinto, è la lode. Saper incoraggiare è arte nobile ed a volte basta uno sguardo amorevole, una pacca sulla spalla e, in alcuni casi, un simpatico occhiolino.

– Forza che ce la fai. Ho visto che sei in un momento no, capisco che è difficile ma dai, un piccolo sforzo ed è fatta.

Ve lo siete mai detti?

Il dialogo interiore gentile è un’arma potentissima, tanto quanto quello duro e tagliente che usiamo per giudicarci.

E allora, forza. Impariamo l’arte della gentilezza.

E quando si tratta di imparare servono mentori e guide che si affianchino a noi …

Fermiconlemani è un’ associazione di promozione sociale. Ha sede a Bari e si occupa, su tutto il territorio nazionale, di contrasto alla violenza. Supporta, tramite figure professionali che offrono il loro contributo a titolo volontario, tutti coloro verso i quali la Vita non si è mostrata gentile.

Avvocati, psicologi, assistenti sociali, docenti, pedagogisti, criminologi, psicomotricisti, e tanti soci, vittime di di violenze e di abusi psicologici, danno vita ad una “Comunità gentile” che contrasta la violenza, che favorisce prevenzione e supporta grazie alla sensibilità e alla accoglienza.

Il futuro, dice il Maestro che guida le mie azioni, è quello di avanzare verso la creazione di una nuova Era Umanitaria, in cui l’armonia, la collaborazione, l’allegria portino al Mondo la Pace di cui ha bisogno.

Fermiconlemani è questo ed è per questo che io mi fregio di farne parte come socia onoraria.
Ma ognuno di noi può fare la sua parte e allora…forza, creiamo una comunità gentile in ogni dove.❤️

Paola Colarossi

Putignano: una nuova cassetta help e un nuovo patto di cooperazione

29 ottobre una data ricca di importanti traguardi…

Fermiconlemani e Collettivo Street Sociale SPP-LIT unite per piantare germogli di legalità

La nostra associazione, determinata nell’amplificare costantemente la sua missione di lotta e prevenzione contro violenza e discriminazioni anche attraverso la collaborazione con altre organizzazioni, ha ufficializzato l’accordo di collaborazione con l’associazione putignanese Collettivo Street Sociale SPP-LIT per lo sviluppo e la divulgazione degli obbiettivi comuni attraverso l’organizzazione di attività in partnerariato.

La cerimonia si è tenuta in presenza della sindaca Avv.ta Luciana Laera, dell’assessora alle politiche sociali la Prof.ssa Anna Caldi, del dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza Dott. Gerardo Di Nunno e della ispettrice superiore Dott.ssa Antonella Gallinotti, dando un importante messaggio di coesione fra istituzioni e associazioni nel contrasto e nella prevenzione di ogni forma di violenza in una realtà complessa quale quella del quartiere periferico putignanese.

Primo segno tangibile di questa nuova sinergia è stata l’istallazione di una nuova cassetta Help presso il parco giochi del quartiere (la 4° nel comune di Putignano), ove chiunque, in forma anonima, potrà segnalare episodi di violenza o lanciare richieste di aiuto.

Le impronte della nostra presidentessa Tiziana Cecere e della sindaca Luciana Laera, hanno dato simbolico avvio alla trasformazione di una delle panchine presenti nel parco quella che diventerà una panchina rossa in memoria delle donne vittime di femminicidio: ”il posto di chi non c‘è”…

  • Appuntamento il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, per l’inaugurazione dell’istallazione permanente.

Putignano, infatti, sarà l’epicentro delle iniziative di Fermiconlemani in occasione dell’importante ricorrenza del 25 novembre.

  • Vi invitiamo a seguire la nostra pagina facebook “Fermiconlemani” per il calendario dettagliato…

Il Progetto CASSETTA HELP di FERMICONLEMANI si espande…

il 28 ottobre scorso istallate tre nuove cassette a Triggiano

“Cassetta Help”, progetto registrato di Fermiconlemani che consente a chiunque, in forma anonima, di segnalare episodi di violenza o lanciare richieste di aiuto, si espande ulteriormente con tre nuove importanti istallazioni.

Lo scorso 28 ottobre a Triggiano inaugurate tre nuove cassette dislocate all’ingresso del palazzo comunale, all’interno del parco Nassirya e presso la piazza comunale, luoghi di abituale ritrovo della comunità.

La cerimonia si è svolta alla presenza delle istituzioni rappresentate del primo cittadino dott. Antonio Donatelli, dell’assessora agli affari generali e contenzioso Avv.ta Alessandra Addante, delle consigliere comunali Rita Ferrara e Francesca Lippolis e dell’Ing. Monica Mariani.

Significativa anche la partecipazione di una delegazione di studenti del Liceo Cartesio accompagnati dalla dirigente Dott.ssa Maria Morisco e dalla Prof.ssa Azzurra Dagostino.

A seguire il team di Fermiconlemani guidato dalla presidentessa Tiziana Cecere con i soci Daniela Corrado e Pierfrancesco Impedovo, si è spostato presso il liceo Cartesio dove si è tenuto un apprezzato seminario sulla fenomenologia della violenza online e offline nei gruppi di pari rivolto agli studenti delle classi quarte e quinte alle quali è stata offerta una testimonianza resa in videoconferenza da Antonella Valletta, autrice del libro “Ho smesso di tremare”.

PAURA DELLA DIVISA: tabù, sospetti e false credenze”.

Il 29 settembre p.v. alle ore 19,30, sulla nostra pagina Facebook si terrà un importante seminario interattivo dal titolo “PAURA DELLA DIVISA: tabù, sospetti e false credenze”.

L’approfondimento prende spunto dal controverso episodio di Primavalle risalente al 25 luglio scorso, che vede protagonista un ragazzo disabile precipitato dal balcone durante un controllo di polizia svolto presso la sua abitazione e in coma da 50 giorni.

Abuso di potere o tragica fatalità?

Simili notizie, scioccanti, campeggiano sistematicamente nelle cronache: le torture nel carcere di Asti e in quello di Sassari, il caso Cucchi, il G8 di Genova, le vicende della caserma di Bolzaneto, quelle alla scuola Diaz, solo per citarne alcune. Tutte vicende in cui le forze dell’ordine sono finite sotto accusa, evidenziando la sottile e spesso fragile linea di demarcazione che c’è fra l’abuso di potere e il dovere incombente sugli uomini dello stato di contenere i rischi, mantenere alta la vigilanza, individuare i migliori strumenti di prevenzione e quelli più efficaci di repressione.

L’Italia, sotto questo profilo, ha uno specifico problema: il tema è considerato un tabù. Non esiste una discussione pubblica, aperta, informata, libera sull’operato delle forze dell’ordine. Lo si vede anche in queste ore.

C’è chi parla di mele marce, chi si premura di mettere in luce la lealtà della grande maggioranza degli agenti, chi interviene per ribadire la fiducia dei cittadini negli apparati.

La tematica, di scottante attualità, sarà affrontata sotto il profilo giuridico, criminologico e psicosociale, dagli esperti di Fermiconlemani con un ospite d’eccezione, il Dott.  Gianluca Venneri, criminalista, membro del Reparto Investigazioni Scientifiche dell’Arma dei Carabinieri e socio onorario di Fermiconlemani, in un dibattito schietto ed aperto all’interazione con tutti i partecipanti insieme al Presidente di Fermiconlemani Avv. Tiziana Cecere, al socio fondatore Dr. Marco Magliozzi, e i soci Avv. Serena Zicari e Prof. Pierfrancesco Impedovo.

Contatti e info: 800 822538 – info@fermiconlemani.it – www. Fermiconlemani.it

Femminicidi e violenza aumentano. Che cosa stiamo sbagliando?

Riflessioni del Dott. Michele Colasuonno

244° giorno dell’anno 2022 e 78 vittime di femminicidio.

A questo punto, penso che riflettere sul caso specifico, sulle dinamiche, o sugli aspetti psicologici rischi di diventare ripetitivo, e nulla s’andrebbe ad aggiungere alle tante voci di autorevoli colleghi che già hanno apportato tante considerazioni di questo genere.

E allora, vorrei provare a fare delle considerazioni un po’ più di ampie, provare a dare un altro punto di vista, il mio punto di vista.

Quello della violenza domestica mi sembra sia diventato ormai un cancro, che purtroppo si sta cercando di curare solo con della morfina, morfina sicuramente importante per lenire il dolore ma non curativa.

Violenza che sembra avere i piedi infangati in due elementi comuni, l’amore e la gelosia.

Inizierei questa riflessione con due domande, la prima; cosa è l’amore?

Innumerevoli volte mi sono trovato nel mio lavoro a porre questa domanda e sempre l’elemento comune nella risposta è un senso di smarrimento; come non sai cosa è l’amore? Come faccio a definirlo? La difficoltà nel definire qualcosa che sembra essere scontato, ma che forse scontato non è; e allora proverò a definire l’AMORE prendendo la risposta dalla Bibbia, San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi definisce l’amore:

L’Amore è paziente, è benigno l’amore;

non è invidioso l’amore, non si vanta, non si gonfia,
non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
L’Amore non avrà mai fine.

In queste poche righe penso che San Paolo abbia ben definito l’amore vero, quello che la maggior parte cerca e vorrebbe vivere. Tutto il resto è soddisfacimento di altri bisogni magari inconsci, che ci portano a volte in dinamiche alquanto ingarbugliate se non pericolose.

E allora quando crediamo di aver trovato l’amore dovremmo chiederci, quale mio bisogno soddisfa? E se non riusciamo a trovare nessuna risposta, forse siamo davanti all’amore vero.

L’altra domanda è cosa è la gelosia? E anche qui prendo in prestito la spiegazione che la Bibbia da della gelosia.

In più passi, Dio viene definito come un Dio geloso, ma di quale gelosia si parla visto l’atteggiamento di Dio in tutto il resto della Bibbia?

Di quella gelosia che custodisce l’amata/o, che protegge, che vuole il bene dell’amato/a, tanto che se il bene dell’amato/a è stare lontano Lui lascia la libertà di allontanarsi, perché l’amore non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira…

Mi sembra che sempre più Amore e Gelosia, in senso teologico e profondo, siano sentimenti provati verso gli oggetti che fanno parte della nostra vita, mentre verso le persone “amate” si sviluppi un senso di possesso e sottomissione.

Se ti possiedo, posso fare di te quello che voglio, sono nella posizione di fare di te quello che voglio e come voglio, la tua vita è nelle mie mani.

Arrivati a questo punto penso che tutti coloro che lavorano e operano nel campo della cura di questo cancro, debbano sedersi e cercare altre vie di cura che non sia solo la morfina.

Gli interventi legislativi sono rivolti, solo verso la delicata parte della vittima, giustamente, senza porre interventi incisivi e rieducativi del carnefice (sì rieducativi, da teologo e psicologo non posso che essere fiducioso e possibilista nei confronti delle persone). Carnefice che vive un proprio e vero inferno interiore, sotterrato da mille paure, a poco servono case di accoglienza o ingiunzioni di allontanamento, e su questo la storia e gli eventi continui c’è ne portano una prova. Forse oltre alle tanto utili e indispensabili case rifugio, avremmo bisogno anche di case di accoglienza per chi vive il lutto dell’abbandono, e solo non riesce a superarlo, per chi si sente sconfitto dalla paura della solitudine, per chi trasforma la rabbia per… in violenza verso, per chi… e la lista sarebbe molto lunga.

Altro aspetto importante da valutare secondo me, è l’effetto Werther, la divulgazione a livello giornalistico di tali notizie porta con sé l’effetto domino in senso negativo, mi chiedo quanto l’informazione di femminicidio infonde coraggio nella vittima nel chiedere aiuto. Tale effetto è stato preso in considerazione in altri ambiti, mettendo in atto degli interventi che hanno portato concreti miglioramenti.

Forse se si intervenisse nelle scuole con un insegnamento ai sentimenti, al riconoscimento di questi, al valore della vita, prendendo contatto con il naturale fluire degli eventi, aiutando i giovani nell’elaborazione che tutto inizia e tutto finisce e quindi alla elaborazione del lutto, si favorirebbe il rispetto della vita dell’altro e della propria.

L’Amore non avrà mai fine, ma ognuno deve fare la sua parte.

Dott. Michele Colasuonno

psicologo, teologo, ipnologo, mediatore familiare,

socio Fermiconlemani.

Alessandra Matteuzzi: una donna che poteva essere salvata.

Le riflessioni del nostro responsabile area psicologica Dott. Marco Magliozzi

Un altro efferato femminicidio in Italia: Alessandra Matteuzzi, 56 anni, è stata uccisa a martellate dall’ex compagno Giovanni Padovani, 27enne di Bologna.

Una tragedia che poteva essere evitata e che racconta l’ennesima inefficienza dei servizi di prevenzione.

Ma andiamo con ordine.

I due si erano conosciuti un anno fa e avevano cominciato a frequentarsi. Fin da subito, purtroppo, Giovanni aveva dato chiari segni di squilibrio emotivo, manifestando iper gelosia e iper controllo sulla compagna.

In svariate occasioni, l’uomo avrebbe anche lanciato piatti e bicchieri, urlato contro la donna e addirittura la perseguitava, passando molte ore sotto la sua abitazione.

Ormai esasperata, Alessandra il 29 luglio ha sporto denuncia, denuncia che però non ha mai sortito reali effetti. La procura ha infatti aperto un fascicolo, ma nei confronti dell’uomo non sono mai stati adottati provvedimenti restrittivi. I carabinieri stavano preparando un’informativa per i magistrati, ma aspettavano di completarla interrogando testimoni che erano in ferie.

Un vero e proprio caso di sottovalutazione del pericolo.

Dopo circa un mese, difatti, la tragedia. Alessandra è morta e tutto questo potevamo impedirlo.

Questo dramma racconta il deficit, tutto italiano, inerente ai programmi di prevenzione e di sensibilizzazione sulla violenza.

Secondo i dati aggiornati nel mese di giugno 2022, in Italia sono stati già commessi ben 51 femminicidi.

Molti di questi, probabilmente, avrebbero potuto essere evitati, se si fosse dato ascolto con più attenzione alle voci delle vittime, dei familiari, degli amici, che già da mesi, settimane, giorni, si erano appellati alle forze dell’ordine e ai servizi sociali.

L’assurdità, a nostro parere, è che ci si attivi solo quando sussistano reali violenze fisiche e mai, o quasi mai, quando iniziano a mostrarsi le prime avvisaglie. Non esiste solo una forma di violenza corporea, ma anche psicologica: esiste lo stalking, esistono gli appostamenti, le urla, i rimproveri, la gelosia patologica. Tutte manifestazioni che, nel tempo, possono trasformarsi in qualcosa di tragico, come è avvenuto con Alessandra.

Perché dunque aspettare che ci sia una violenza fisica prima di intervenire? Questa è la domanda che ci poniamo come Associazione.

“Fermiconlemani”, nel suo piccolo, cerca di inviare a gran voce il messaggio di quanto sia necessario fare prevenzione, di quanto sia necessario denunciare, senza attendere neppure un minuto, al primo indizio di violenza. Le persone non cambiano magicamente, non migliorano solo perché lo promettono in ginocchio. Se esiste un malessere profondo, un disagio psicologico ed emotivo, questo va affrontato con dei professionisti, in modo tale che questi papabili autori di violenza possano fin da subito essere aiutati.

Inoltre, e non meno importante, bisogna infondere coraggio a tutte le donne che hanno paura di denunciare e di parlare, per timore di rappresaglie di qualsivoglia genere da parte dei compagni.

Meglio affrontare la paura, che gettarsi tra le braccia della morte.

Crudo a dirsi, ma la realtà è peggiore di quanto la si immagini. Solo con vere iniziative di prevenzione e sensibilizzazione è possibile inviare questi importantissimi messaggi.

L’essere umano, ahimè, è restio a imparare dall’esperienza. Non bastano decine e decine di femminicidi ogni anno per comprendere quanto la soluzione non sia nella punizione degli autori ma nella formazione emotiva ed educativa dei nostri ragazzi, futuri uomini, che possono crescere imparando valori quali il rispetto, l’amore reciproco e puro, la parità dei sessi, una comunicazione sana.

Il lavoro va fatto nelle scuole, nelle famiglie, nei centri di aggregazione e solo per ultimo nelle carceri.

Il nostro saluto va ad Alessandra, ovunque ella sia in questo momento, e a tutte le donne uccise ingiustamente le cui morti potevano essere evitate, con qualche attenzione in più.

Dott. Marco Magliozzi

Psicologo, Psicoterapeuta, esperto in PNL Bioetica

Socio fondatore Fermiconlemani

www.marcomagliozzi.it

Parliamo di VAWG. La violenza virtuale come forma di violenza di genere

In particolare Revenge Porn Pornografia non consensuale– Non Consensual Pornography (NCP).

Interessante approfondimento a cura della presidentessa Avv.ta Tiziana Cecere

La rapida e ampissima dif­fusione dell’uso dei social media, unitamente all’attuale tzunami di violenza nei confronti delle donne e delle ragazze ha fatto proliferare “la VAWG”: la violenza virtuale contro le donne e le ragazze che ha assunto a livello globale dimensioni mastodontiche producendo ripercussioni sia nei confronti delle vittime che nel substrato economico e sociale.

E’ stato rilevato, su scala mondiale, che una donna su dieci abbia già subito una forma di violenza virtuale, sin dall’età di 15 anni, nello spazio pubblico digitale che senza un utilizzo consapevole può divenire  “un luogo pericoloso” .

L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) ha condotto una ricerca documentale tesa ad individuare e ad analizzare gli studi esistenti sulle diverse forme di VAWG virtuale nonché a valutare la disponibilità di dati derivanti da indagini sul fenomeno.

Purtroppo, si tarda ancora a concettualizzare e a disciplinare in modo efficace e uniforme nell’Unione Europea (UE) la violenza virtuale contro le donne e le ragazze tanto che anche la ricerca condotta a livello nazionale negli Stati membri dell’UE è limitata. I dati della VAWG nell’UE sono scarsi e, di conseguenza, si sa molto poco sulla reale percentuale di vittime di violenza virtuale contro le donne e le ragazze e sulla portata dei danni poichè nella maggior parte degli Stati membri le forme di VAWG virtuale non sono considerate reato. I dati della polizia e della giustizia penale sul fenomeno sono irrisori e pur se negli Stati membri in cui le forme di VAWG virtuale costituiscono un reato, i dati raccolti mancano di organizzazione per sesso della vittima e autore del reato e del rapporto fra loro.

E’ interessante riportare i dati di un’indagine che ha coinvolto più di 9 000 utenti di Internet, di nazionalità tedesca, di età compresa tra 10 e 50 anni, da cui e’ emerso che le donne erano notevolmente più suscettibili e pativano situazioni piu’ traumatiche rispetto agli uomini nell’ essere vittime di molestie sessuali online e di comportamenti persecutori perpetrati attraverso mezzi informatici (cyber­stalking).

Questo risultato è corroborato da un’indagine del 2014 condotta dal Pew Research Center negli Stati Uniti (le donne -in particolare le giovani della fascia di età di 18-24 anni) subiscono in misura sproporzionata diversi tipi di molestie virtuali, in particolare cyberstalking e molestie sessuali online.

Gli esperti del team di Fermiconlemani, da diversi anni, con numerosi eventi informativi e formativi nelle scuole, e in diretta sulla pagina Facebook, e su spreaker podcast studio, mettono in guardia i giovani sui rischi di con­cettualizzazione della VAWG virtuale come fenomeno com­pletamente separato dalla violenza «del mondo reale», perche’ in realtà rappresenta più propriamente un continuum rispetto alla violenza off line.

Ad esempio, il cyberstalking perpetrato da un partner o un ex partner segue gli stessi modelli dello stalking off line ed è quindi una violenza perpetrata da un offender, facilitata dalla tecnologia, quale preludio spesso ad azioni criminali violente di persona.

Tale “continuita’ “ e’ stata confermata da uno studio britannico sul cyberstalking da cui e’ emerso che oltre la metà (54 %) dei casi di violenza on line era correlata a un primo incontro in una situazione reale.

Inoltre, i dati dell’indagine della FRA del 2014 mostrano che il 77 % delle donne che hanno subito molestie online hanno subito almeno una forma di violenza sessuale e/o fisica da un partner intimo, e 7 donne su 10 (70 %) che hanno subito cyberstalking  sono anche state vittima di almeno una forma di violenza fisica e/o sessuale perpetrata da un offender conosciuto o ex partner.

Le forme di violenza virtuale contro le donne e le ragazze sono numerose ed e’ importante parlarne per conoscerle e poter mettere in atto tutte le azioni necessarie per prevenirle e per tutelare i propri diritti nel caso si assuma spiacevolmente la veste di vittime.

Il cyberstalking, pornografia non consensuale (o «pornografia della vendetta» o “revenge porn”), offese e molestie basate sul genere, stigmatizzazione a sfondo sessuale, pornografia indesiderata, estorsione sessuale, stupro e minacce di morte, ricerca e pubblicazione online di informazioni personali e private (doxing), e traffico di esseri umani perpetrato per via elettronica.

Non devono essere sottovalutate le varie forme di manifestazione e conseguenze della violenza nel cyberspazio, rispetto a quella off line, fra cui violenza sessuale, psicologica e violenza eco­nomica, in cui l’attuale o futura occupazione lavorativa della vittima è compromessa da informazioni pubblicate online.

Ci soffermiamo su una forma di violenza che finalmente in Italia dal 2019 e’ stata tipizzata in un reato: Revenge Porn Pornografia non consensuale – Non Consensual Pornography (NCP).

Tale forma di  VAWG e’ conosciuta con il termine di revenge porn o sfruttamento online o «por­nografia della vendetta», la pornografia non consensuale comporta la distribuzione online di fotografie o di video di sesso senza il consenso della persona ripresa.

La dinamica del revenge porn e’ piu’ diffuso di quanto possiamo immaginare.

Nel 2017, un’analisi del C.C.R.I. (Cyber Civil Rights Initiative) ha documentato che tra gli utenti di social media statunitensi uno su otto è stato vittima di revenge porn, prendendo in esame 3.044 individui.

L’8% è risultato vittima della pubblicazione non consensuale di materiali pornografici, denominata in breve “NCP”. E circa il 5,2% dei partecipanti ha ammesso di aver perpetrato la NCP. Inoltre, dallo studio è emerso che le donne hanno 1,7 volte più probabilità di essere vittime di NCP rispetto agli uomini.

Nel 2016, uno studio del “Data & Society Research Institute” ha rilevato che circa 10 milioni di americani sono stati vittime di NCP o sono stati minacciati di tale reato.

L’esecutore è spesso un ex partner che ottiene le immagini o i video nel corso di una precedente relazione, e mira a infamare e umiliare pubblicamente la vittima quale vendetta e ritorsione per la fine della relazione.

Comunque sia, gli offenders possono anche non essere partner o ex partner ma la motivazione alla base dei comportamenti criminali di questo reato e’ sempre la vendetta.

In alcuni casi, la persona offesa (uomo o donna) è vittima di violenza sessuale, spesso facilitata dalla droga da stupro che provoca, tra l’altro, ridotto senso del dolore, coinvolgimento nel disvoluto atto sessuale, effetti dissociativi e amnesia. Queste azioni criminali, ci duole riferirlo, sono diffuse anche tra i minori come la diffusa pratica del sexting, ovvero dell’invio di immagini intime come pratica di coppia: sovente tali immagini vengono diffuse a soggetti esterni alla coppia (il c.d. sexting secondario) andando a determinare situazioni dannose alle vittime analoghe a quelle prodotte dal revenge porn.

Le immagini possono essere ottenute anche memorizzando e utilizzando le foto dai profili dei social media o dal cellulare della vittima, e possono mirare a infliggere un danno nella vita «del mondo reale» delle persone offese (ad esempio facendoli licenziare dal lavoro).

Negli ultimi anni sono stati pubblicizzati diversi casi di donne vittime di vendetta pornografica non solo negli Stati membri dell’UE e negli Stati Uniti d’America, ma anche in Italia, le cui conseguenze sono state il suicidio delle vittime.

Infatti, solo in seguito al suicidio di Tiziana Cantone, nel nostro Paese, fu presentato un disegno di legge che mirava a introdurre l’art. 612-ter nel codice penale , “concernente il reato di diffusione di immagini e video sessualmente espliciti”.

Assistiamo ad un aumento di siti Internet dedicati alla condivisione della pornografia della vendetta, tramite cui gli utenti possono pubblicare immagini e informazioni personali quali indirizzo, datore di lavoro e collegamenti ai profili online della vittima.

L’utilizzo incontrollato dei social media ha prodotto anche un’orribile tendenza, quella della trasmissione dal vivo di atti di aggressione sessuale e stupro attraverso i social media tanto e’ vero che, nel 2017, purtroppo vi sono già stati due casi di grande risonanza pubblica, uno in Svezia e l’altro negli Stati Uniti d’America, di vittime il cui stupro è stato trasmesso in diretta online usando la funzione di Facebook.

Emerge la necessita’ di campagne di sensibilizzazione assidue e coinvolgenti per rendere le donne e le ragazze sempre piu’ consapevoli dei rischi del cyberspazio, informandole sui loro diritti e su tutti i servizi disponibili per contrastare o superare un coinvolgimento in VAWG.

In pochissimi paesi nel mondo quali Italia, Australia, Canada, Filippine, Giappone, Israele, Malta, Regno Uniti e alcuni stati degli U.S.A. esiste attualmente una legislazione specifica.

In Italia sono stati fatti dei grandi passi introducendo la fattispecie del revenge porn, l’articolo 612 ter del codice penale rubricato “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti” con l’entrata in vigore del “codice rosso” il 9.8.2019, ma certamente c’e’ molta strada da percorrere in merito alla prevenzione tra le più giovani.A livello europeo sarebbe determinante migliorare i dati disaggregati sulla diffusione e sui danni della violenza virtuale contro le donne e le ragazze, per poter sviluppare indicatori e per misurare l’efficacia degli interventi cosi’ da mettere in atto azioni condivise negli Stati Membri contro le numerose forme di criminalità virtuale basate sul genere in particolare l’adescamento o «reclutamento» online di donne e ragazze in situazioni dannose come il traffico di esseri umani.

“Il modo più sicuro per evitare che foto intime siano diffuse online è non scattarle”

IL REVENGE PORN E’ UN REATO

Avv. Tiziana Cecere

Criminologa

Coach e Conselour Bioetica

Master in PNL Bioetica

Esperta in Crimini Violenti, Violenza on line e off line, Dinamiche Settarie, Satanismo

Ideatrice del Metodo “Rinascere Danzando” e del Progetto “Cassetta Help”

Consulente di parte per:

supporto in indagini difensive, ricostruzione criminodinamica degli eventi, preparazione interrogatori,

analisi della testimonianza, ricostruzione del fatto criminoso.

Presidente dell’A.P.S.-E.T.S. Fermiconlemani

Violenze su anziani in una RSA di Manfredonia: l’essere umano è davvero capace di tali nefandezze?

Ce ne parla il Dott. Marco Magliozzi

Psicologo-psicoterapeuta, esperto in criminologia, PNL e EMDR

Socio fondatore di “Fermiconlemani”

Qualche giorno fa, in una RSA di Manfredonia in provincia di Foggia, quattro operatori socio-sanitari sono stati arrestati dalla Polizia con l’accusa di aver agito violenze fisiche e sessuali ai danni di alcuni anziani ospiti della struttura.

Ogniqualvolta leggiamo tali notizie, che vedono coinvolte persone innocenti e indifese, il nostro animo sobbalza e ci chiediamo come possano accadere tali tragedie.

Uno degli obiettivi dell’Associazione “Fermiconlemani” è quello di sensibilizzare i cittadini tutti sul tema della violenza, in ogni sua forma.

Questo articolo, nello specifico, non si pone come scopo quello di condannare o moralizzare sugli eventi accaduti (altri esperti si occuperanno, nel rispetto dei loro ruoli, di ottemperare a ciò), ma di fare un’analisi, il più possibile professionale e oggettiva, di tali dinamiche, così da offrire al lettore una visione dei fatti scientifica e scevra da condizionamenti.

Partiamo da una “semplice domanda”: l’essere umano è una creatura violenta per natura?

Antropologia, medicina, filosofia, psicologia, genetica, le scienze tutte, da secoli si domandano se l’essere umano possa racchiudere in sé istinti di violenza e aggressività.

Ahimè, la risposta è ormai certa: appartenendo alla classe animalia dei mammiferi prima che al genere homo sapiens, l’essere umano è capace, per sua natura, di agire violenza, di essere aggressivo, anche contro i propri simili e anche senza un “apparente” motivo. Considerando i numerosissimi casi di cronaca nera accaduti negli anni, non c’è più da meravigliarsi quando leggiamo o ascoltiamo notizie di tal genere.

Il meccanismo della sublimazione

L’essere umano, come detto, ha il naturale bisogno di esternare i propri istinti violenti e aggressivi. Grazie alla sua evoluzione, ha però imparato a gestirli e manifestarli in una maniera socialmente accettata, innocua e condivisa. Tale dinamica prende appunto il nome di sublimazione.

Alcuni esempi possono essere: l’attività sportiva, l’arte, l’impegno sociale o politico, la motivazione professionale e così via.

Talvolta, purtroppo, a causa delle eccessive frustrazioni e di alcune fragilità dell’Io, tali impulsi prendono il sopravvento e la persona non riesce a indirizzarli verso un qualcosa di opportuno.

Ecco che, ahimè, si manifestano violenze verso altre persone, molte volte del tutto innocenti e inconsapevoli di quello che sta accadendo.

La violenza è, molto spesso, conseguenza di un’infelicità interiore

Una persona equilibrata, mentalmente sana e appagata, gode del pieno funzionamento delle sue facoltà cognitive e dei propri meccanismi inconsci di difesa. È in grado, dunque, di gestire al meglio gli istinti primordiali (di cui sopra) e agire a favore del proprio bene e del bene comune.

La violenza agita (verbalmente o psicologicamente) è spesso conseguenza di un malessere interiore e di crepe strutturali nell’Io. Tali fragilità sono frutto di traumi, dell’educazione ricevuta, della cultura di appartenenza e del modo in cui l’individuo ha strutturato le proprie reazioni di difesa.

Violenze contro anziani: l’arma più grande è la prevenzione

Qualsiasi spiegazione psicologica non servirà mai per giustificare tali comportamenti violenti, nei confronti di persone innocenti e indifese. È giusto che gli autori di questi reati vengano sottoposti a processo e, se colpevoli, condannati secondo le leggi vigenti.

È giusto però permettere ai lettori di comprendere cosa spinga, inconsciamente, alcune persone a compiere tali atti deprecabili.

Gli operatori socio-sanitari, che si sono macchiati di queste violenze, molto probabilmente non godevano di una lucidità mentale, di un equilibrio sano tra conscio e istinti inconsci, di un sereno appagamento psico-emotivo (e sessuale), qualità indispensabili per poter essere a contatto con persone bisognose di cure e attenzione, come un anziano.

Il nostro monito, come Associazione, è quello di prevenire ogni genere di violenza e richiamare all’attenzione dei più questi accadimenti, con lo scopo di sensibilizzare e far sì che, per il futuro, ciò non debba più verificarsi.

Come? Assicurandosi della qualità, della formazione e dell’equilibrio psico-emotivo degli operatori socio-sanitari.

Bisogna dunque evitare, il più possibile, che questi operatori finiscano sotto stress, in burn-out o che vengano assegnati ruoli che richiedono empatia, amore per il prossimo e dedizione a persone non in grado di ottemperare tali qualità e magari a rischio crollo emotivo.

È necessario che gli operatori vengano valutati non solo da un punto di vista curriculare ma anche psicologico, che seguano degli specifici corsi di formazione e che vengano supportati psicologicamente da esperti esterni, così da monitorare costantemente il loro benessere.

Solo con la prevenzione è possibile far diminuire i casi di violenza.