Il 25 Novembre di FERMICONLEMANI

Si è conclusa con grande soddisfazione per il team di Fermiconlemani la tre giorni organizzata in occasione delle celebrazioni del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, improntata alla costante semina di valori positivi e prevenzione.

La maratona ha avuto inizio il 23 con l’evento “DALLE DONNE ALLE DONNE: BENESSERE ED EMPOWERMENT “.

Con grandissima affluenza e partecipazione attiva del pubblico, presso la biblioteca del comune di Putignano, l’Associazione Fermiconlemani A.P.E. -E.T.S. ha proposto la terza edizione dell’evento gratuito rivolto alla cittadinanza “Dalle Donne alle donne: BENESSERE ED EMPOWERMENT”, ideato dalla presidentessa Tiziana Cecere e realizzata in questa occasione con la collaborazione dell’Associazione putignanese -partner di Fermiconlemani- Collettivo Street Sociale Spp-Lit, in cui esperte negli ambiti della nutrizione,  del benessere, della psicologia e del coaching hanno coinvolto le gentili ospiti dando loro informazioni teoriche di supporto e fortificazione dell’autostima, dell’empowerment e della leadership femminile, animate da sessioni pratiche e interattive di consulenza di immagine, di personal shopping, di armocromia e make-up. 

L’idea progettuale della Presidentessa Tiziana Cecere è nata dal tema centrale di fornire strumenti utili alle donne per consolidare la sorellanza ed accrescere la consapevolezza del loro prezioso ruolo nella società civile.

Sono intervenute le Istituzioni locali, l’Avv.ta Luciana Laera, sindaca del Comune di Putignano, la Dott.ssa Tiziana Gigantesco, Giudice di Pace di Putignano e l’Ispettrice Sup. Dott.ssa Antonella Gallinotti del Commissariato P.S. di Putignano. Relatrici la Presidentessa di Fermiconlemani, Avv. Tiziana Cecere, la Dott.ssa Francesca Pilò, le Dott.sse Carmela Cosola e Florinda Marasciulo e Ottavia Ditroia.

L’evento è stato presentato e moderato dalla testimonial Alina Liccione, conduttrice tv e modella, impegnata da molti anni in numerose campagne di sensibilizzazione e di sostegno rivolte alle donne e per tali ragioni nominata socia onoraria di Fermiconlemani.

Una serata colma di colore e calore grazie anche all’esibizione del gruppo di flamenco Las Mariquitas, con le coreografie di Barbara Altini e all’artista putignanese Vanna Laera che ha esposto le creazioni del suo Atelier Soul Emotion.

L’indomani, 24 novembre, il focus si è spostato sui più piccoli.

Presso l’istituto scolastico comprensivo De Gasperi – Stefano da Putignano, sempre a Putignano, si è tenuto l’incontro “strategie di protezione per un equilibrato controllo del corpo e della mente” a cura del team di Fermiconlemani coadiuvato dal team Work della Federazione Italiana Krav Maga capeggiata dal Dott. Domenico Taddei, dalla Polizia di Stato e dall’Associazione Nazionale Carabinieri, per offrire ai ragazzi di seconda media un’esperienza multidisciplinare con attività pratiche finalizzate alla prevenzione e al contrasto della violenza in ogni sua manifestazione.

Il 25 novembre data clou delle celebrazioni, alle 9,30 presso il parco giochi del quartiere San Pietro Piturno in Putignano, vi è stata la toccante cerimonia di inaugurazione dell’istallazione permanente dal titolo: ”il posto di chi non c’è”, una panchina rossa in memoria delle donne vittime di femminicidio.

Una cerimonia corale che ha visto il team di Fermiconlemani, le istituzioni locali e i vertici del commissariato di P.S. locale, affiancati da una delegazione di studenti dell’istituto comprensivo De Gasperi – Stefano da Putignano intervenuti con la lettura di riflessioni e componimenti sul tema della violenza di genere, uniti un abbraccio intergenerazionale per dire no alla violenza in ogni sua manifestazione.

L’intenso interscambio con i giovanissimi, fil rouge degli eventi del 25, è poi proseguito con una tavola rotonda tenutasi presso l’auditorium dell’istituto comprensivo De Gasperi – Stefano da Putignano dove, ospiti della dirigente Dott.ssa Mariana Buttiglione, il team di Fermiconlemani con il supporto della Polizia di Stato, ha dialogato con i ragazzi di terza media sugli “strumenti di prevenzione della violenza online e offline”.

L’incontro, dal forte impatto comunicazionale, ha toccato il suo apice con l’ascolto della struggente testimonianza di una madre sopravvissuta a suo figlio ucciso dalla sua compagna proprio il 25 novembre di qualche anno fa.

Nel pomeriggio protagonista è stato il contesto forense con la conferenza tenutasi presso l’Ordine degli Avvocati di Bari dal titolo “dire e agire contro la violenza: l’importanza della rete fra istituzioni, cittadini ed associazioni”

nel corso della quale l’intervento della presidentessa di Fermiconlemani, Avv.ta Tiziana Cecere, è stato corroborato dalla testimonianza della sig.ra Antonella Valletta, socia onoraria di Fermiconlemani e autrice del libro “Ho smesso di tremare”.

L’attività divulgativa si è conclusa poi domenica 27 con la partecipazione della presidentessa, Tiziana Cecere, alla presentazione del libro giallo di Letizia Vicidomini “La ragazza ragno”, tenutasi a Bari presso “Autori di stile”.

Presidentessa di Fermiconlemani Avv.ta Tiziana Cecere: <<È paradossale pensare che in Italia tutt’oggi, per radice culturale e sociale, esista ancora disparità uomo donna in ogni ambito della vita, dalla famiglia al lavoro. Tale divario di genere si è ampliato durante la pandemia e ciò è confermato, sia dall’aumento dei crimini violenti nei confronti delle donne, che dal contingente abbandono del lavoro da parte di molte donne per dedicarsi alla famiglia. Tutti, uomini e donne, siamo alla ricerca di uno stato di benessere ed equilibrio nelle diverse aree della nostra vita, per soddisfare i bisogni emotivi e psicologici più profondi e perciò sarebbe utile che attività come quelle messe in campo da Fermiconlemani -in questa settimana così intensa- tese ad attenuare il condizionamento dei pensieri sociali, storici e dei retaggi culturali ancora pregnanti nel nostro tessuto sociale, trovassero più ampia e larga condivisione. È stato particolarmente emozionante essere con le persone e tra le persone, inorgogliti della rete territoriale e del supporto prezioso delle istituzioni amministrative, scolastiche e di pubblica sicurezza che ci consentono di essere efficaci in tutte le attività di prevenzione di cui ci occupiamo>>.

BENESSERE ED EMPOWERMENT

Il progetto itinerante ideato e realizzato dalla presidentessa Tiziana Cecere per FERMICONLEMANI attivo da tre anni…

23 novembre dalle ore 17,30, presso la biblioteca del comune di Putignano

Approda a Putignano grazie a FERMICONLEMANI e Collettivo Street Sociale SPP-LIT, il progetto itinerante “BENESSERE ED EMPOWERMENT, esperienza interattiva con le donne”, in cui

esperte negli ambiti della nutrizione, del benessere, della consulenza di immagine e del coaching coinvolgeranno le gentili ospiti con informazioni teoriche di supporto e fortificazione dell’autostima, dell’empowerment e della leadership femminile e con attività pratiche, interattive e di simulazione negli ambiti della consulenza di immagine, del personal shopping, dell’armocromia e del make up.

Interverranno durante la manifestazione:

la Presidentessa di Fermiconlemani, Tiziana Cecere, coach e counselor bioetica,

la Dott.ssa Stefania Curci, psicologa, psicoterapeutica, make-up artist,

la Dott.ssa Francesca Pilò, psicologa, psicoterapeuta, trainer in pnl,

laDott.ssa Carmela Cosola, biologa nutrizionista,

la dott.ssa Florinda Marasciulo, biologa nutrizionista, specialista in patologia clinica,

Ottavia Ditroia, consulente d’immagine e personal shopper.

La testimonial dell’evento sarà la conduttrice tv e modella Alina Liccione che modererà il confronto e l’interazione.

La serata sarà allietata dalle esibizioni della cantante e performer Maria Grazia Trentadue,

del gruppo di flamenco Las Mariquitas, coreografie di Barbara Altini,

dell’artista Vanna Laera.

IL FURTO D’IDENTITÀ DIGITALE DAI FAKE AL PHISHING

Il furto d’identità digitale è assimilabile al reato di sostituzione di persona previsto dal Codice Penale nel libro II Titolo VII all’art.494; attraverso questa fattispecie prevista dal legislatore del 1930 infatti, oggi è possibile includere anche le falsificazioni avvenute online.

Le modalità di questo reato sono molteplici, partendo da utenti che si fingono qualcun altro sul web per vantaggio personale, i cosiddetti fake, fino a veri e propri sistemi che alterano l’utilizzo di servizi online per vantaggio patrimoniale.

La norma, essendo stata riadattata al furto d’identità digitale e non essendo stata creata ad hoc, risulta generica e dunque fortemente influenzata dall’interpretazione della Magistratura.

Attualmente questa fattispecie prevede due falsificazioni alternative ovvero la sostituzione completa di persona, oppure l’attribuzione di un nickname, uno status o delle qualità personali false; risulta infatti punibile anche chi attraverso una falsa qualifica professionale organizza colloqui di lavoro per scopi personali.

Per comprendere in maniera completa questo reato appare essenziale fare delle comparazioni con il sistema e la dottrina statunitense, patria delle piattaforme digitali e di ciò che ne è correlato. In America, infatti, il furto d’identità digitale si divide in tre categorie, non associate a scopo di profitto economico: il catfishing, falsa identità contro una pluralità di utenti e il digital knidapping.

Il primo, da cui prende il nome anche il famoso programma tv di MTV, rimanda ad un vero e proprio “fake” dunque, alla condotta di chi “attira qualcuno in una relazione creando un personaggio online immaginario” (Oxford dictionary). Il catfish, attraverso l’inganno sui social network, raggira altri utenti intrattenendo relazioni virtuali senza mai svelare la propria vera identità, fisica e personologica.

La seconda categoria non sviluppa una relazione con un solo utente, ma interagisce con una molteplicità di utenti, in modo diretto o indiretto, anche attraverso degli intermediari a volte inconsapevoli della situazione creatasi.

Infine, con digital knidapping ci riferiamo a un utente che attraverso giochi di ruolo, quindi nascondendo la propria identità e non falsificandola, controlla altri individui non solo all’interno del gioco stesso.

Tornando alla legislazione italiana, identifichiamo questo reato come plurioffensivo, e procedibile d’ufficio, poiché esso lede la fede pubblica e una pluralità di utenti indeterminati: gli individui a causa di questi criminali, non riescono a fidarsi degli altri e non vivono serenamente i rapporti stretti online.

Analizzando gli elementi soggettivi del reato di furto d’identità digitale, notiamo come anche il tentativo è configurabile poiché la vittima potrebbe essere ingannata anche se il delitto non viene consumato, pur venendo in contatto con un profilo fake o altresì attraverso una mail sospetta di phishing.  

Inoltre, è riconosciuto il dolo specifico: l’autore, con coscienza e volontà, deve porre in essere l’atto al fine di arrecare un danno procurandosi un vantaggio patrimoniale o non patrimoniale.

In alcuni casi invece, potrebbe configurarsi un reato impossibile quando manca l’elemento offensivo: un utente potrebbe utilizzare dei dati diversi dai propri per la registrazione ad un sito o sostituire la propria identità con una inesistente; la giurisprudenza però a volte cerca di configurare anche questi come reati per la teoria della generalprevenzione.

Il furto d’identità digitale si ricollega ad altre due tipologie di illeciti sul web: il phishing e il cyberlaudering.

A livello normativo, il phishing non è categorizzato precisamente, ma viene interpretato considerando il reato-mezzo, la sostituzione di persona, e il reato-fine ovvero la frode informatica.

Attraverso la “mail esca”, inviata apparentemente da siti istituzionali al fine di aggiornare dati personali con il collegamento a un link, il cybercriminale ingannerà l’utente riportandolo su un’altra piattaforma creata ad hoc: ed è proprio così che si sviluppa l’identity theft succeduto dall’ identity abuse.

Spesso, a stretto contatto con il phisher potrebbe esserci il financial manager, ovvero colui che utilizza i proventi dei dati sottratti per il riciclaggio di denaro, ovvero il cyberlaudering. 

Analizzando questo reato dal punto di vista criminologico, invece, risulta importante dare attenzione alle tracce digitali che vengono lasciate sui sistemi di vittima e offender, importanti per la digital evidence e il profiling.

Gli elementi di prova devono essere suddivisi in tre fasi: l’identificazione dell’autore, attraverso lo studio dell’attacco e dell’obiettivo; l’analisi dei dati, attraverso la valutazione di motivazioni e skills, e infine il profiling vero e proprio.

Per identificare l’autore del reato si parte dunque dalla tipologia di attacco effettuato e dalla motivazione che lo ha spinto a scegliere un determinato sistema e determinate vittime.

È importante risalire all’utilizzo che il criminale ha fatto dei dati rubati ed alla complessità dell’attacco, i quali ci forniscono informazioni sulle competenze tecniche applicate ai cybercrimes. In base al metodo di aggressione, infatti, è possibile definire anche il livello di conoscenza dei linguaggi di programmazione, indagando l’utilizzo di codici già usati o innovativi.

Attraverso queste informazioni base, è possibile dunque, svelare i tratti caratteristici personologici e il progetto criminoso dell’offender.

Il profilo della vittima, invece, è molto più complesso da delineare: l’attacco potrebbe essere indirizzato verso utenti scelti o casuali oppure verso server ed enti istituzionali. Nel caso di singoli utenti scelti, essi potrebbero conoscere il criminale oppure potrebbero possedere simili caratteristiche attrattive. Altre vittime, invece, potrebbero essere selezionate casualmente da piattaforme istituzionali attraverso l’attacco a server di home banking, gestori telefonici e servizi di pubblica utilità.

La vulnerabilità rimane l’elemento comune di tutte le vittime, che essa sia dovuta alla disinformazione o alla mancanza di misure di sicurezza e così la prevenzione attualmente rimane l’arma più potente contro i cybercriminali.

Dunque, cosa fare concretamente per evitare d’incorrere in rischi come questo?

Il primo consiglio che sento di dare a tutti gli utilizzatori del web è di leggere attentamente prima di accettare qualsiasi tipo di autorizzazione e soprattutto di analizzare l’interlocutore che si incontra dall’altra parte dello schermo.

Se si nutre qualche dubbio rispetto alla mail ricevuta o alla richiesta di amicizia sospetta e non si riesce a capire la vera identità dell’utente, è sempre meglio farsi consigliare da un nostro caro o conoscente che è più preparato nell’utilizzo di pc e web.

Ognuno di noi dovrebbe supportare soprattutto anziani e bambini, che spesso per disinformazione, sono i più esposti a questi fenomeni.

Ricordiamoci: alcune volte, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

Claudia Colonna, assistente sociale, criminologa, socia di Fermi con le Mani

Selfie: chi sono i sensation seeker e quali rischi corrono gli adolescenti

Lanciamo un monito a tutti i genitori affinché vigilino sulla mania da selfie che potrebbe colpire i propri figli, in quanto indice di una potenziale patologia. Si chiamano sensation seeker e sono i cercatori di emozioni forti, disposti anche a correre rischi per ottenerle.

Abbiamo analizzato il fenomeno proprio dei selfie perché spesso siamo difronte ad una mania, altre volte addirittura sembrerebbe nascondersi una vera e propria malattia. Ad affermarlo è un gruppo di ricercatori della Nottingham Trent University e della Thiagarajar School of Management a Madurai in India. A dire degli studi effettuati, questo nuovo disturbo mentale presenta diversi livelli di gravità.

Il primo detto borderline, quello più lieve, chi soffre di selfite si scatta almeno tre selfie al giorno senza pubblicarli sui social network. Invece chi risulti affetto da selfite acuta si fotografa almeno tre volte al giorno e le pubblica sui social, ma ben più grave risulta la selfite cronica fattispecie in cui i selfie diventano vere e proprie ossessioni incontrollabili e ingestibili. Tanto è vero che da ricerche statistiche gli amanti delle reti sociali pubblicano un selfie almeno una volta a settimana, per il 63% una volta al giorno, nel14% dei casi e più volte al giorno, nel 13% dei casi ogni 2/3 ore. La pubblicazione del selfie sul web deve raggiungere il miglior risultato possibile in termini di consensi con like perciò pare che la gran parte degli appassionati scatti almeno 4 selfie prima di procedere alla pubblicazione.

Ci siamo chiesti il perché. Quali sono le motivazioni che spingono gran parte degli amanti del web e dei social network a ritrarsi in selfie con commenti forbiti e spesso accattivanti e maliziosi?

Viviamo in un era ammalata di esibizionismo e di affermazione della propria identità evidentemente compromessa da carenza di stima in se stessi e delle proprie capacità. Nell’era dell’”accelerazione delle emozioni” diventa prioritario seguire le tendenze in voga al momento e fare quello che fanno tutti gli altri per timore della riprovazione sociale, dell’esclusione, si esprime la necessità di affermazione della propria identità esponendosi in pubblico con immagini. Probabilmente considerare “la mania del selfie” una malattia mentale potrebbe risultare un po’ esagerato ma d’altronde fare troppi selfie pare celi delle insicurezze e un costante grande bisogno di ricevere conferme dagli altri. Ma lascio la parola agli esperti di psicologia che potrebbero valutare se dietro all’autoscatto eccessivo potrebbe nascondersi qualche problematica più o meno grave, di natura psicologica. Ciò su cui dobbiamo focalizzare l’attenzione é che la comunicazione dei social network e l’aumento dei selfie sono diventati parte integrante della vita quotidiana dei teenager. 

I teenager di oggi i cosiddetti “Millennials” con data di nascita compresa tra il 1980 e il 2000, come scrive il Time rappresentano una generazione di narcisisti la cosiddetta: ^Me Me Me Generation^. Questi adolescenti dei tempi moderni sono appassionati di sensazioni forti dette sensation seeker (alla lettera: cercatore di sensazioni) si riferisce a un tipo di personalità in costante ricerca di sensazioni nuove e intense, unita alla disponibilità a correre rischi per ottenerle. Tali individui non cercano il rischio di per sé, esso è però una conseguenza del fatto che le sensazioni più forti possono essere sperimentate, spesso, solo in situazioni estreme. Ciò che il seeker non sopporta è la noia. È come se queste persone avessero una soglia della noia tarata su un livello molto basso, potendo restare solo un breve tempo senza attivarsi per scrollarsela di dosso. Sempre alla ricerca dell’ultima novità, dell’ultima release di vissuto inebriante, del modo migliore per ridurre la prevedibilità nella propria esistenza. Il seeker è insomma un impaziente.

Da ciò va da sé che due adolescenti su tre sono vittima di cyberbullismo e un teenager su quattro pubblica almeno un selfie al giorno e ben il 35% dei giovani ammette di aver fatto un selfie in condizioni di rischio, estreme, altamente pericolose, come alla guida dell’autovettura, del motorino o in bilico sul terrazzo di un grattacielo. Gli esperti dello studio delle condotte criminali certamente non sottovalutano che negli ultimi 5 anni sono aumentati vertiginosamente i furti di identità digitale sui social, la detenzione di materiale pedopornografico, il reato di stalking, il reato di diffamazione online, il reato di minacce e molestie, e di “sextortion”: una richiesta di denaro estorsiva con ricatto dopo l’invio di fotografie che ritraggono la vittima in pose osé.

Sono aumentate le vittime di cyberbullismo e le vittime quali minori di reati contro la persona (dai 14 ai 17 anni).

Strano ma vero, purtroppo molti utenti del web credono che tutte le azioni “apparentemente semplici e inoffensive” messe in atto nella rete, in particolare sui social network come inviare messaggi, postare foto, commenti, notizie o intrattenere relazioni virtuali, siano un gioco, una sorta di passatempo privo di ogni rilevanza giuridica ed emotiva, sottovalutandole erroneamente. I risultati tratti dalle statistiche sono davvero inquietanti e ciò deve sollecitare i professionisti addetti alla prevenzione dei reati in particolare di quei reati ai danni dei bambini e degli adolescenti a valutare, studiare e offrire alle famiglie e agli educatori spunti e riflessioni e sensibilizzazioni per arginare i fenomeni causati dall’utilizzo distorto della rete facendo rivalutare ai giovani la propria quotidianità rispetto alla vita virtuale.

Da tale modalità di prevenzione nasce l’idea di creare “progetti specifici” come “Cosa aspiri a diventare” per la prevenzione dei crimini violenti tra i giovani e delle condotte a rischio adolescenziali, nella sensibilizzazione a ridurre l’abuso di stupefacenti e di alcool, e in stretto collegamento in particolare alle ultime due dinamiche anche nella prevenzione degli incidenti stradali. Fermiconlemani é un’associazione di promozione sociale, formata da un team di professionisti, quali educatori dei minori, pedagogisti, psicologi, psicomotricisti, avvocati e criminologi che si impegna tra le attività nella valutazione e analisi delle sensation seeker coordinati tutti nell’impegno prioritario di diffondere un pensiero di rallentamento e controllo delle emozioni forti e di aumento di consapevolezza del sé e delle identità degli adolescenti. Se non è facile essere genitori ai tempi dei social media, certamente diventa complicatissimo ai tempi del COVID 19 e certamente non possiamo pensare che la soluzione sia eliminare i social dalla vita dei propri figli, risolvendo così il problema alla radice anche perché paradossalmente in questo delicato periodo rappresentano un contatto con il mondo “oltre le mura domestiche”. L’indicazione generale è che sarebbe sempre meglio ritardare il momento di collegamento dei bambini con la rete informatica e i social lasciarli vivere la loro infanzia slegati dalle tecnologie digitali: avranno una vita intera per vivere il web, e prima o poi arriverà il momento in cui non si potrà negare loro di aprire un profilo Facebook o Instagram. Quando quel giorno arriverà, sarà meglio che siano prepararti e ben consapevoli di cosa hanno di fronte.

Occorre, pertanto, un’adeguata informazione nella materia in questionein primis con riferimento agli adulti: oltre a sensibilizzare i giovani all’uso corretto delle proprie immagini in rete, è altrettanto importante educare i genitori, che spesso creano identità digitali ai loro figli – totalmente inconsapevoli – senza preoccuparsi delle ripercussioni future di tale gesto. Ci si trova di fatto al cospetto di una vera e propria ‘nuova frontiera’ del Diritto di Famiglia. Diventa per questo fondamentale il sostegno dei genitori nell’accompagnare i figli in questo percorso, cercando di comprendere insieme a loro limiti e opportunità, rischi e pericoli, senza la paura di far emergere le criticità insite in questi nuovi media. I genitori sono chiamati a rispondere ad una delle sfide più importanti dei nostri tempi: educare i propri figli all’utilizzo dei nuovi media. Perché se, a volte, in questi luoghi virtuali, che sono oramai un’estensione delle nostre vite reali, “comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. Riteniamo che la famiglia che si trovi ad affrontare l’educazione rappresentata anche dalla gestione di emozioni, affettività, sessualità, non possa essere lasciata sola nell’affrontare questioni delicate. 

Avv. Tiziana Cecere, presidente “Fermi con le mani”

Dr.ssa Tamara De Luca, vicepresidente “Fermi con le mani”

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