Più SOLI durante la pandemia

Il virus ha colpito in modo sproporzionato le persone anziane e quelle affette da patologie pregresse. In quasi tutti i Paesi, almeno il 90 % dei decessi per COVID-19 si è verificato tra le persone di età pari o superiore a 60 anni. In molti Paesi, circa la metà o più dei decessi per COVID-19 si sono registrati tra le persone domiciliate nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA). In molti Paesi, la risposta iniziale al virus si è concentrata sulla protezione dei pazienti e dei lavoratori nelle strutture ospedaliere.

Solo in una fase successiva sono state adottate misure analoghe per proteggere i residenti e i lavoratori nelle RSA. In alcuni Paesi, c’è stato uno ritardo di almeno 2 mesi tra la segnalazione dei primi casi di COVID-19 e l’integrazione di linee guida per la prevenzione delle infezioni nelle RSA. In un quarto dei Paesi per i quali sono disponibili informazioni, ci sono volute due settimane in più per limitare le visite nelle case di riposo rispetto alle restrizioni imposte negli spazi pubblici.

La prima ondata della pandemia ha sottolineato l’importanza fondamentale di proteggere i pazienti anziani e le altre popolazioni vulnerabili dal COVID-19 per ridurre i ricoveri ospedalieri e i decessi.”

Secondo la WHO – Organizzazione Mondiale della Sanità, il problema dell’impatto della pandemia sulle persone over 60 non è stato ancora adeguatamente preso in considerazione. Sulla rivista scientifica The Lancet e sul Journal of the American Geriatrics Society vari articoli hanno segnalato i rischi dell’isolamento e della “trascuratezza” – che può configurarsi in certi casi come “maltrattamento” o “abbandono” – nei confronti delle persone anziane.

(Armitage and Nellums, 2020; Han and Mosqueda, 2020)

Questi dati evidenziano  la necessità di una forte attenzione alle problematicità psicologiche,comportamentali e sociali che la pandemia ha innescato,quali ansia,depressione e,solitudine,paura,incertezza,specie nei soggetti fragili.

La caratteristica di questa solitudine è quella dell’isolamento fisico, della “detenzione” ;l’umanità vi è costretta per sfuggire un contagio ,per il quale allo stato attuale pare che la vaccinazione di massa sia la cura più efficace. Ed è la prima volta che questa solitudine la si viva tutti nsieme,indistintamente.

Di certo l’attuale isolamento ha più che mai il sapore dell’attesa e della speranza di una rinascita. È un mondo nel quale gli abbracci, i baci, le strette di mano, le passeggiate, gli incontri sono messi al bando perché il virus coglie qualsiasi occasione per diffondersi.

Le persone anziane restano sicuramente le più vulnerabili e a rischio ,durante questa pandemia,individuando fattori di rischio diretti e fisiologici, quali il peggioramento di malattie croniche,e indiretti quali discriminazione a causa dell’età;mancanza di sicurezza,difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari,assenza delle visite dei propri cari;maggiori difficoltà nel fare la spesa, acquistare farmaci …

Si ha paura,paura di contagiare,la paura che la crisi economica arrechi danni a chiunque,ai propri nipoti,figli.. Si ha la sensazione di perdita di controllo,la sensazione di sentirsi in trappola…

Cosa ci si aspetta dopo questa pandemia?

Sarebbe auspicabile un  cambiamento di “sguardo” ,che dia alle persone anziane la possibilità di essere il centro della propria salute fisica e mentale, nel rispetto delle proprie differenze culturali e sociali.

Tutti i dati dell’articolo sono ripresi dal sito del quotidiano sanita’.

Dott.ssa Laura Zingaro, assistente sociale, mediatore familiare, socia di Fermi con le mani